Risulta un po’ arduo rivolgere i primi pensieri alla storia di ciò che un tempo fu il Convento di Frati Cappuccini, mentre si passeggia tra i ruderi di quello che ne resta lungo l’odierno confine tra Aversa e Giugliano: non soltanto per il penoso stato di conservazione di questo bene ormai destinato all’indagine archeologica, ma anche perché il percorso per visitarlo è ricoperto dalla vegetazione e dai rifiuti, esito di scaricamenti abusivi d’ogni tipo: da oggetti d’uso comune (inclusa biancheria sporca ed altri oggetti lasciati da ‘avventurieri’ di passaggio) a sacchi della spazzatura, da pezzi d’arredamento a ceneri di immondizia bruciata.
D’altronde, reperire notizie storiche su questo convento non è semplice senza opportune ricerche bibliografiche. L’Istituto di Studi Atellani riporta che su questo suolo, dove prima sorgeva una chiesa dedicata a S. Giuliana (protettrice di Giugliano), nel 1545 fu costruita la chiesa della SS. Trinità e il convento, affidati ai Cappuccini.
Negli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie (vol. IV, 1834) si associa la storia di questo luogo a quella del più noto e poco distante ospedale psichiatrico di Aversa (clicca qui per l’articolo), entrambi privati dell’originaria funzione religiosa in virtù di una destinazione clinica. La fonte riporta come il convento francescano di Aversa “La Maddalena” fosse stato convertito nel 1813 in un manicomio, e riferisce come “pochi mesi appresso fuvvi aggiunto l’altro convento di Frati Cappuccini distante un miglio quasi dalla città”, una sorta di succursale femminile “dove furono condotte donne folli”.
Ancora l’Istituto di Studi Atellani riporta che dal 1886 il convento fu adibito a lazzaretto, prima di essere definitivamente abbandonato, e aggiunge: “Alla fine dell’ 800 nella chiesa si officiavano ancora i riti sacri in rare occasioni e durante alcune sagre. Nel 1938 una violenta alluvione diede il colpo di grazia al convento e alla chiesa. Le acque invasero chiesa e convento arrecando distruzione, furono dissepolti anche morti del cimitero francescano, crani e stinchi fino alla prima metà del ‘900 erano visibili nella zona. Attualmente del convento e della chiesa sono visibili pochi resti barbaramente abbandonati“.
Quel che resta del convento è davvero poco, e anche dove si può scorgere tra i ruderi un dettaglio o una forma che conservi l’antico fascino, lo spettacolo circostante di degrado riporta l’attenzione al presente e la inchioda al suolo, sotto il quale si nascondono con ogni probabilità altri rifiuti tossici. Non paghi della nostra passeggiata tra le discariche, ci siamo avvicinati ad un altro edificio che ha attirato la nostra attenzione: a pochi metri dal convento spunta infatti l’ingresso verso un antico acquedotto romano (clicca qui per l’articolo).
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Tipologia: convento
Stato: completo abbandono
Zona: Giugliano/Aversa
Raggiungibilità: agevole in auto
Dintorni: discariche
Visita: senza interferenze
Durata: 1 ora
Aggiornamento: febbraio 2019