Villa D’Ayala-Valva, la dimora con storia e corpo ‘bifronte’


Non si lesina sui paragoni quando si tratta di esaltare la bellezza di Villa D’Ayala-Valva, che alcuni considerano persino una Versailles campana. Eppure questa dimora nobiliare settecentesca, circondata da 17-18 ettari di maestosi giardini, a loro volta ‘popolati’ e abbelliti da decine e decine di splendide sculture, non gode di una significativa notorietà tra gli abitanti della regione e tra i turisti, sebbene sia regolarmente visitabile su prenotazione. Appartenuta a una dinastia di marchesi fin dalla fondazione, nel Novecento fu la casa in cui crebbe il compositore Giacinto Scelsi. Durante la seconda guerra mondiale fu fu adibita ad ospedale militare e divenne base strategica del generale tedesco Kesserling. In mancanza di eredi, è stata donata all’Ordine di Malta, che ne è attualmente proprietario. Passando sopra un ponte ligneo si raggiungono le mura del palazzo, alte quasi tre metri e interrotte da un portale neogotico sovrastato da una merlatura ghibellina. Al di là delle mura si apre la vista dei giardini che introducono la residenza.

Ph. ©Luca Maresca

LA RESIDENZA A DUE CORPI – Il palazzo nobiliare presenta un doppio corpo di fabbrica, uno dei quali anticipato da un porticato, ed è introdotto da uno splendido giardino all’italiana: un labirinto di siepi ornato di statue e circondato da una cinta muraria. L’ultima scultura prima del portale d’accesso è al centro di una fontana e raffigura corpi umani femminili avviluppati a mostri marini. L’edificio vanta uno sviluppo planimetrico di quasi 600mq, raggiunge l’altezza massima di 20 metri e si articola su tre livelli e un sottotetto. All’ingresso del palazzo, nell’ampia anticamera il visitatore è accolto da due cavalieri armati di scudo e spada: una delle due statue dovrebbe rappresentare Gozzolino di Valva, antenato della famiglia nobiliare che costruì e diede splendore alla villa. Al piano terra, oltre alle cucine, si può ammirare la splendida sala delle armi, mentre ai piani superiori ci sono gli alloggi e l’appartamento patronale, in gran parte ormai privi degli arredamenti originari.

Ph. ©Luca Maresca

GENEALOGIA DI UNA DOPPIA CASATA – La costruzione della residenza nobiliare dovrebbe risalire alla fine del XVIII secolo. Sul sito ufficiale della villa, la dimora passa sotto il nome di castello: la dicitura è dovuta alla presenza sul lato nord di una torre difensiva dell’XI secolo, dunque di gran lunga preesistente alla residenza stessa ed eretta per volere del barone Gozzolino di Valva, figura centrale per lo sviluppo urbanistico e demografico del feudo valvese in epoca normanna (fonte: Gozlinus Valva). Diversi secoli più tardi, intorno alla torre sorse e si sviluppò una villa nobiliare priva di funzioni difensive, anzi votata all’espressione di magnificenza ed eleganza al fine di celebrare la casata locale, che già dal Cinquecento godeva del titolo di marchesi di Valva. Fu l’ottavo marchese Giuseppe Maria Valva, nominato direttamente da Ferdinando IV di Borbone, ad avviare, sul finire del Settecento, la costruzione della residenza. Cavaliere dell’Ordine di Malta e di quello di Costantinopoli, Giuseppe morì nel 1831 a Salerno senza eredi, chiudendo dunque la secolare storia della dinastia. Ad ereditare i possedimenti familiari fu Francesco Saverio d’Ayala, marchese di origini spagnole e nipote di Giuseppe, che in tal modo diede vita alla casata D’Ayala-Valva. Di qui il duplice toponimo della Villa, che in qualche modo rispecchia il doppio corpo di fabbrica. Proprio Francesco Saverio si occupò di ampliare ed abbellire la residenza e il parco nel corso dell’Ottocento, con l’intento di portare a compimento e sublimazione il lavoro già iniziato da suo zio.

IL PRESENTE… E IL FUTURO? – I visitatori di Villa D’Ayala-Valva talora esagerano con complimenti e paragoni, ma al di là del campanilismo è innegabile che per la bellezza della residenza e del parco essa non goda delle dovute attenzioni. Al pregio architettonico e paesaggistico non corrispondono, infatti, una proporzionata notorietà né adeguate cure conservative: di fatto, non sono in molti a conoscere e visitare la villa, tantomeno i turisti; sia i giardini sia il castello soffrono in diversi punti la scarsa manutenzione, oltre che le conseguenze del terremoto del 1980. Tuttavia, non si può affermare che questa struttura sia abbandonata, al contrario è visitabile con regolare biglietto d’ingresso, grazie alla guida esperta di due veterani del luogo, che ne gestiscono gli accessi in accordo con le istituzioni locali facendo il possibile anche per salvaguardare il benessere naturalistico dei giardini. Fino a qualche anno fa vi si organizzavano numerosi eventi, ora più sporadici. L’auspicio è che il futuro non riservi per Villa D’Ayala-Valva la decadenza e la dimenticanza che sono toccate a molte ‘colleghe’ campane, e che anzi si rivaluti il sito e lo si preservi nel miglior modo possibile. D’altronde era esattamente questo il volere del marchese Francesco Saverio – l’iscrizione sotto una statua (qui la foto), datata 1867 ovvero un anno prima della sua morte, suona quasi come un testamento morale rivolto ai posteri:

Egli con amorose e lunghe cure migliorò ed abbellì questa villa e lascia come retaggio ai futuri il voto più ardente di conservarla.

E non mancano, in chiusura, esplicite maledizioni a chi ne causasse la distruzione!


Si ringrazia per le immagini il fotografo ©Luca Maresca (scattate nel 2019). Per la particolarità e il valore monumentale del parco circostante abbiamo dedicato un articolo separato ai giardini e alle sue innumerevoli statue: qui il link diretto.

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