Se dall’auto, mentre si percorre la trafficata strada che lo costeggia, capita di scorgere questo complesso industriale abbandonato, non c’è dubbio che possa attirare l’attenzione e la curiosità. Ma una volta messo piede all’interno dell’ex cotonificio, lo stupore supera di gran lunga le aspettative. Il corpo centrale della struttura, composta di blocchi speculari, presenta coperture ad archi e vetrate ed è a dir poco imponente: qui erano collocate schiere di macchine filatrici per la produzione di materiale tessile. Sulle pareti e sulle colonne permangono divieti e cartelli preposti alla sicurezza degli operai. Di certo meno prevedibile, invece, la presenza di mezzi cingolati ed escavatrici parcheggiati nei capannoni.
Lo spettacolo di questi ambienti, insieme desolante e suadente, potrebbe già bastare. Al fascino dell’archeologia industriale, invece, qui si aggiunge quello dei sedimenti di vita vissuta. I fabbricati con gli uffici direttivi preservano intatti tra le loro mura numerosi resti dell’esistenza quotidiana degli impiegati dell’ex cotonificio. Non solo reparti amministrativi e studi tecnici, ma anche una biblioteca ancora ricca di libri di giurisprudenza, economia e tecnologia industriale; o ancora, gli arredamenti degli spazi ricreativi per il dopolavoro e le camere da letto per il pernottamento in sede. In una stanza semivuota, su una scrivania riposa un vecchio computer che al confronto con i dispositivi odierni appartenere ad un’epoca lontanissima. L’infermeria incute un vago turbamento: l’atmosfera cupa e fredda, le lampade aracniformi che pendono dal soffitto, la cabina a chiusura ermetica, probabilmente utilizzata per sterilizzare gli abiti degli operai dalle scorie chimiche. In un plico abbiamo trovato cartelle cliniche ed altri schedari, che abbiamo evitato di fotografare per rispetto della privacy. I molteplici ritrovamenti cartacei ci hanno aiutato a ricostruire brandelli di informazioni, poiché nulla sapevamo di questa fabbrica prima di entrarci.
La storia dell’ex cotonificio si biforca nel tempo: il passato disegna una gloriosa parabola che racconta un importante picco di impieghi (fino a 700 operai) e una florida produzione industriale nella ‘giovane età’ di questa fabbrica; le sorti recenti, invece, sono legate ad un piano di riqualificazione della struttura dismessa che, come spesso accade, sembra essersi definitivamente arenato, cristallizzando l’impianto in una sorta di solenne paralisi.
Si parta dall’oggi: l’immagine preponderante dell’ex cotonificio è quello dei sinuosi capannoni, degli uffici, delle apparecchiature e dei dettagli che ancora sussurrano la quotidianità dei tempi di attività dell’industria. Ma c’è un altro ‘volto’ di questa struttura, che presto salta agli occhi: la presenza di escavatori ed altri veicoli da demolizione, le facciate rimosse o crollate, nuovi locali edificati solo come spogli telai e incompiuti, sono tutti segni di operazioni di rifacimento poi interrotte. Fin dai primi anni Duemila era infatti previsto un piano di riqualificazione dell’ex cotonificio, mai completato, con l’unico vincolo di preservare gli elementi architettonici più interessanti di questo prestigioso fossile di archeologia industriale.
D’altronde, non soltanto il fattore estetico, ma anche la ‘biografia’ dell’ex cotonificio ne impreziosisce il lascito e ne rafforza il valore per il territorio. La struttura, di cui è oggi visibile la carcassa, sorse negli anni ’50 del Novecento e cessò le proprie funzioni 40 anni dopo, per mancato ammodernamento dei macchinari e un generale calo produttivo.
Ma la tradizione nel campo dell’industria tessile in questa zona affonda le radici nel primo Ottocento: l’iniziativa fu di un dinamico imprenditore straniero, che raggiunse la Campania e, inizialmente con un centinaio di operai al seguito e la propria ‘visione’ europea, diede forma ad un impianto di filatura meccanica che divenne presto tra le prime fabbriche del Regno di Napoli per modernità, produttività ed efficienza. Già intorno alla metà del secolo dava lavoro ad oltre 1000 persone, reclutando anche poveri ed ex detenuti: la preziosa funzione sociale e assistenziale ne divenne, è il caso di dirlo, il ‘marchio di fabbrica’. Gli anni ’30 del Novecento segnarono un calo produttivo e difficoltà gestionali, ma solo i bombardamenti tedeschi, nel 1943, ne arrestarono bruscamente l’attività.
Per due volte, dunque, in questo territorio, a qualche centinaio di metri di distanza, è cominciata e si è estinta un’importante storia di produzione industriale nel settore tessile. Il futuro, chissà, potrebbe riservare una seconda rinascita.
Tipologia: cotonificio
Stato: dismessa, in parte demolita
Durata della visita: 2 ore
Aggiornamento: ottobre 2020