L’immensa fabbrica di porte e infissi e… un’officina nautica


Guidando tra una località e l’altra della Campania durante una delle nostre ‘derive’, abbiamo scovato un immenso stabilimento dismesso e abbandonato alle porte di Avellino. Si trova in una zona già salita agli onori della cronaca per le condizioni di degrado abitativo, tra presenza di amianto, disservizi strutturali e igienici, e invasioni di topi. Tutto quello che siamo riusciti a scoprire sullo stabilimento è che ospitasse una fabbrica di infissi e porte blindate, con lavorazioni in legno e in alluminio.

L’accesso è piuttosto semplice, attraverso un’apertura nel malridotto cancello d’ingresso. Una volta all’interno del perimetro, sulla destra si nota una casupola che doveva essere la portineria, e di lì un sentiero conduce verso il corpo centrale della fabbrica. Anche tra i rami degli alberi e i rovi della vegetazione incolta, sulla sinistra si scorgono due altissimi sili di color azzurro che ancora svettano al di sopra di tutta la vasta zona industriale dismessa. Ci facciamo strada cautamente, mentre un forte vento smuove qua e là le lamiere e il metallo arrugginito, producendo sibili inquietanti.

Alla fine del sentiero alberato ecco un edificio a tre piani, che doveva essere la sede amministrativa dell’azienda. Varcata la soglia, notiamo che gli spazi interni sono gravemente danneggiati e pressoché vuoti, salvo le montagne di cartacce che ricoprono i pavimenti, le immancabili pile di Pagine gialle che ritroviamo ogni volta un po’ ovunque, e qualche pezzo residuo di tecnologie ormai superate, a suo tempo utilizzate in questi uffici.


Un calendario è fermo al giugno del 2000: un dettaglio che lascia desumere che sia questo l’ultimo mese di attività dello stabilimento, poi dismesso per chissà quali ragioni. L’ingresso sul retro reca una dicitura che conferma il settore produttivo supposto, mentre le insegne appese sulla facciata anteriore suggeriscono la presenza di due ditte un tempo operative, e dopo qualche ricerca abbiamo scoperto che entrambe le aziende si sono poi trasferite in zone diverse della regione e sono ad oggi ancora attive.

Di qui ci siamo incamminati tra i vasti capannoni, cercando gli ultimi resti di questo smisurato fossile di archeologia industriale: in vari punti i fabbricati sono scheletriti e svelano le strutture portanti; gli ambienti interni sono quasi del tutto spogli. Qua e là qualche cartello (come il segnale di una cabina telefonica) e altre scritte testimoniano l’organizzazione del lavoro d’una volta.

In un paio di capannoni è invece sopravvissuto un maggior numero di strumenti e prodotti impolverati: tavoli e un camice da lavoro, una visiera protettiva per saldature, diversi tubi di silicone, stucchi, una tavolozza di colori.


Più avanti ecco un’improbabile officina, la cui insegna Yahama marine service sembra difficilmente conciliabile con l’attività di produzione identificata in precedenza, ma tant’è: non tutto si riduce ad una facile spiegazione logica. In un magazzino adiacente, a conferma della prima ipotesi, c’è invece una fila di lastre di vetro, che con ogni probabilità erano parte delle finestre costruite in questa fabbrica di infissi. Completato il giro, sbuchiamo di nuovo alle spalle dei poderosi sili che troneggiano su questo cimitero industriale.


L’ultima scoperta è di certo la più inattesa. Cercavamo sul retro una via d’uscita più breve, e abbiamo trovato una casetta in legno, probabilmente costruita come rifugio per i guardiani, ma abitata senza dubbio fino a qualche anno fa, forse da un senzatetto. All’interno ci sono ancora oggetti d’uso quotidiano e diverse stoviglie, di certo la traccia più recente di presenza umana al di qua delle mura di cinta che circondano la fabbrica di infissi abbandonata.
La piccola galleria d’immagini di questa capanna è sulla nostra pagina Facebook.

Tutte le altre foto della fabbrica sono raccolte in un altro album Facebook: [cliccare quiper vederlo.


Categoria: archeologia industriale
Tipologia: grosso stabilimento
Stato: dismesso e degradato
Zona: Avellinese
Raggiungibilità: ciglio della strada
Dintorni: scarsamente abitati
Accessibilità: cancello principale
Visita: sconsigliata senza mascherina
Durata: 2 ore
Aggiornamento: gennaio 2020

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