Finalmente una splendida giornata invernale, con i colori tersi che solo gennaio conosce, l’aria cristallina e poco vento. Si torna a Punta Tresino, nei pressi di Agropoli, dove ero già stata il mese scorso in una grigia giornata di scirocco. Il gruppo di amici è variegato ed entusiasta: le fatiche del percorso verranno presto ricompensate dalla bellezza del panorama costiero e di tutto quanto il percorso, che si snoda sia all’intero della montagna sia all’esterno vista mare. E infine, dalla scoperta del villaggio abbandonato di San Giovanni.
Il mese scorso, avevo già incontrato numerosi ruderi di insediamenti rurali, divenuti parte del paesaggio naturale, come sempre accade quando la storia degli uomini finisce e la natura si riappropria dei suoi spazi con la gentile potenza di alberi e rovi. Non avevo però visitato l’antico borgo di San Giovanni, perché situato all’interno del percorso che invece, in quella mia prima passeggiata, preferimmo orientare solo verso il mare.
Sul promontorio di Punta Tresino – il cui nome deriva probabilmente dalla presenza dei Greci Trezeni insediatisi in quest’area in seguito alla cacciata da Sibari – secondo Strabone si ergeva il tempio dedicato a Poseidone della città di Trezene, eretta dai Trezeni a protezione della vicina Poseidonia. Nell’anno 977 d. C. il nucleo abitativo di Tresino costituiva uno dei centri più sviluppati del territorio. A causa degli ingenti danni subiti durante il periodo della guerra del Vespro per opera degli Amulgaveri, il villaggio fu ricostruito, per essere abitato fino alla metà del XX secolo dagli allevatori e dai contadini che sfruttavano il clima favorevole e la presenza di falde acquifere nella zona, tra cui l’omonima sorgente di San Giovanni.
Di particolare rilievo tra i ruderi, spiccano i resti della chiesa di San Giovanni, costruita da Ligorio di Atrani nel 957 d. C. L’edificio cristiano, sconsacrato ed in uno stato di completo abbandono, appare oggi nella sua ultima veste settecentesca. Alla chiesa è legata la leggenda della campana di San Giovanni, che venne trafugata dai Saraceni e gettata in mare nella fossa del Santo, per evitare che la loro nave affondasse in una mareggiata.
Nello specifico, il villaggio abbandonato di San Giovanni – oggi meta di escursionisti e di allevatori – è un antico insediamento, disabitato fin dal XVIII secolo, in seguito all’abbandono progressivo delle campagne e dello sviluppo dei vicini centri di Castellabate e Agropoli. L’insediamento medievale è costituito oggi dai ruderi di diverse abitazioni, fienili, e stalle.
Oltre al forte fascino storico ed architettonico, il borgo è un luogo ideale per una sosta esattamente a metà del trekking di Punta Tresino – porta nord del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni – che, oltre ai già citati ruderi disseminati tra la vegetazione lungo l’intero percorso, offre agli escursionisti più allenati anche la possibilità di raggiungere le calette naturali presenti nella zona (la più rinomata è quella del “Saùco”), nei cui fondali si collocano diverse grotte marine, come quelle di punta Pagliarola.
foto e testo di Eliana Petrizzi
Sito personale: elianapetrizzi.com
Tipologia: villaggio fantasma
Stato: ruderi
Zona: Cilento
Accessibilità: libera
Tempo: 4 ore (percorso incluso)
Aggiornamento: gennaio 2022