Il vecchio cimitero e la storia della sposa imbalsamata


La morte “ha una sua serietà”, scriveva Søren Kierkegaard, “tuttavia è come se celasse al fondo una burla”, se è vero quell’assioma di Epicuro che recita: “quando c’è la morte, non ci sono io, e quando ci sono io, la morte non c’è”. Nella prima pagina di Accanto a una tomba (1845) Kirkegaard osserva che dentro i sepolcri “tutto è pace e silenzio e il morto è muto”. Se anche il parente più prossimo “andasse ogni giorno al cimitero a commemorare il defunto, questi non si ricorderebbe di lui. – Nella tomba infatti non c’è ricordo”. Forse è per colmare quest’assenza di memoria reciproca tra vivi e scomparsi, e allo stesso tempo per rammentarsi della caducità della vita, che le comunità umane hanno concepito i cimiteri. La fine è parte dell’esistenza di un singolo e di una collettività: si spengono gli esseri umani come si estinguono villaggi e città. Per una significativa coincidenza, il cimitero abbandonato di Pietrastornina intreccia non solo simbolicamente i fili di entrambi i destini: la storia di un luogo di sepoltura che è svanito, e quella di un piccolo borgo minacciato dallo spopolamento. A Pietrastornina, infatti, “un po’ per necessità, un po’ per superstizione e tanto per rassegnazione, la chiave per il rilancio etnoantropologico e culturale della cittadina potrebbe partire proprio dalla morte” (orticalab.it). Per scongiurare quella dell’intero abitato, che anno dopo anno perde qualcuno dei suoi 1.500 abitanti, l’avvocato Davide Urciuolo, esperto di storia e miti del luogo, propone a mo’ di provocazione l’idea di rivitalizzare il territorio proprio a partire dal cimitero abbandonato di Pietrastornina. La chiave: la leggenda, ormai famosa, della sposa imbalsamata.

 

Dopo il trasferimento delle salme nella nuova struttura sepolcrale, circa sessant’anni fa il vecchio cimitero ottocentesco è caduto in disuso, così ad oggi ne restano poche tracce, visibili tra i cipressi e i campi collinari nelle periferie dell’abitato. Un lungo viale alberato in salita conduce all’antico portale dai cancelli divelti, mentre una piccola croce ne segna il passaggio sulla soglia. All’interno, la natura ha preso il sopravvento sui resti dell’opera umana. Accanto a una chiesetta e a una cappella privata – l’una in stato di rudere, l’altra ricoperta di piante – adagiati sull’erba giacciono pochi frammenti di lapidi e croci in marmo e in pietra bianca. Solo una copertura sepolcrale è ancora integra, poggiata a un albero. E solo una lapide reca ancora un nome, pur spezzato da una crepa.

Su YouTube il nostro video del cimitero

La morte ha una sua serietà, dicevamo con Kirkegaard: non indugiamo dunque su alcuna superstizione né su qualsivoglia gusto del macabro nel riportare la vicenda più celebre legata al cimitero abbandonato di Pietrastornina. Più storia che leggenda è l’evento della morte di una giovane donna del luogo, destinata ad imminenti nozze e stroncata dall’influenza spagnola, alle soglie dei ‘ruggenti’ anni ’20 dello scorso secolo. Una sorte che, cent’anni esatti più tardi, riporta tragicamente al nostro presente pandemico, ma che è contornata da un particolare inusuale, valso l’appellativo di sposa imbalsamata con il quale il racconto è tramandato: per preservarne la bellezza, il corpo della giovane fu sottoposto ad imbalsamazione ed esposto in una teca di vetro, con indosso gioielli e l’abito nuziale, proprio tra i confini di questo cimitero. L’immagine potrebbe richiamare alla mente dei cinefili la Sposa cadavere di Tim Burton, ma di quella giocosa percezione della morte c’è in verità ben poco in questa storia. Ovviamente, oggi non esiste traccia del corpo della ragazza tra le poche pietre disseminate sul suolo del parco sepolcrale. Ma questa narrazione sospesa tra morte e vita è emblema della volontà di salvare la memoria al di là della fine. Oggi, potrebbe persino diventare lo spunto per restituire vita ad un luogo simbolico dell’unione comunitaria di un paese e, forse, al paese stesso.


Categoria: infrastrutture
Tipologia: cimitero abbandonato
Stato: in disuso dagli anni ’60
Dintorni: campagne
Visita: libera
Aggiornamento: dicembre 2021

Cliccando qui si possono vedere altre immagini raccolte in un album Facebook. Sul nostro canale YouTube, a questo link, è visibile il video che abbiamo girato nel cimitero.

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