ALTRE DERIVE – Anche in altre faccende affaccendato, non stacco mai un occhio dal paesaggio circostante, nella speranza di avvistare luoghi interessanti, soprattutto se abbandonati: è il caso di questa chiesa senza tetto alle falde del Vesuvio, vista già diverse volte passandovi accanto, ma senza mai avere la possibilità di entrarci. Fino all’ultima volta, quando con la coda dell’occhio mi è parso di vedere il portone semiaperto. Poche pedalate all’indietro, e scopro che non mi ero ingannato. La chiesa si apre su una piccola piazzetta, e lungo la strada che la costeggia appare tutto il fianco destro dell’edificio.
STORIA – Come spesso è avvenuto da queste parti, la chiesa ha origine da una cappellina solitaria persa nelle immense campagne vesuviane, che col tempo furono urbanizzate fino a rendere necessario l’ampliamento del luogo di culto a beneficio dei fedeli locali. Fu così che la cappellina originaria fu ampliata agli inizi del XVII secolo, dandole all’incirca le fattezze odierne. Alcune modifiche furono sicuramente apportate nel corso del restauro seguito ai danni provocati dall’eruzione vesuviana del 1906, ed è in quelle forme che è giunta fino a noi. Per la crescita della parrocchia e quindi le esigenze di culto, negli anni ’60 del secolo scorso fu realizzata nei pressi una nuova chiesa, decretando di fatto l’abbandono della vecchia. Oggi questa chiesa senza tetto è praticamente un rudere, anche se dei ponteggi in facciata fanno pensare a dei lavori di restauro in corso. In effetti anche all’interno ci sono tracce di lavori, ma evidentemente per qualche ragione non sono mai iniziati sul serio.
ARCHITETTURA – La facciata a capanna è molto semplice. L’unico portale che fa capolino dietro il ponteggio è sovrastato da due volute in stucco, con al centro uno stemma con cartiglio poco leggibile, ma di fattura cinquecentesca. Più sopra un oculo ovale illuminava l’interno e un secondo si apriva nel sottotetto. Appena varcato il portone di ingresso, due colonne con capitello di tipo composito sorreggono una cantoria, di fronte appare il presbiterio con ciò che resta dell’altare marmoreo completamente smembrato.
Di lato una scaletta a chiocciola sembra ancora robusta, salgo così a dare un’occhiata dall’alto. Il colpo d’occhio è notevole, e seppur ricoperto da detriti e vegetazione si nota meglio il pavimento in cotto con cornice di riggiole maiolicate a disegno geometrico. L’interno è ad aula unica con cappellette laterali, oggi è quasi del tutto scoperto per il crollo del manto di copertura e del tavolato all’intradosso del tetto, del quale si vede la struttura delle capriate lignee.
L’unico apparato decorativo superstite riguarda la zona presbiterale con belle decorazioni in stucco di gusto settecentesco, probabilmente modificate nel corso dell’ultimo restauro. L’arco di trionfo è racchiuso tra due lesene che si concludono con due volute spezzate, al centro in una cornice ovale in stucco è affrescata l’Immacolata Concezione, con la luna ai suoi piedi, nell’atto di schiacciare il serpente. Ai lati, due altarini in stucco sono sovrastati da due nicchie a sesto acuto di gusto neogotico.
Dal presbiterio due porticine conducono alla sacrestia che gira tutt’intorno all’abside, da qui ad un ambiente totalmente buio che ospita una scala per raggiungere il piano superiore, dove probabilmente in origine era ospitata la casa canonica, e successivamente gli uffici parrocchiali, anche se ultimamente sembra aver ospitato una radio libera amatoriale.
Una porta murata interrompe l’esplorazione. Ripercorro la scala in discesa e ritorno in chiesa. Incastrata in un pilastro della parete destra, resta la base del pulpito che probabilmente era in legno. Sotto di questo sembra scorgersi una colonna dipinta, probabilmente tutte le pareti erano decorate con forme architettoniche, ormai illeggibili. L’impronta di due altari, che forse erano in marmo, appaiono sulle pareti laterali, così come tracce di quella che era l’acquasantiera. Mi chiedo se il tutto sia stato smontato per un riutilizzo, o se sia stato trafugato nel corso dei lunghi anni di abbandono.
Nell’andare via, su un manifesto scopro che appena tre anni fa la chiesa senza tetto ospitò un concerto: chissà in che condizioni era a quel tempo, se il tetto era ancora integro, o se il concerto si tenne alla luce delle stelle.
di Luigi Scarpato
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Tipologia: chiesa abbandonata
Stato: prossimo al rudere
Raggiungibilità: in auto
Dintorni: abitati
Durata della visita: 20-30 minuti
Aggiornamento: settembre 2020