La nostra inclinazione per le derive fuori rotta, col tempo, ci ha inavvertitamente specializzati nella scoperta di hotel e resort dismessi. Costruiti per accogliere ed offrire tutti i comfort, infine sprofondati sotto polvere e rottami, sono architetture-simbolo di un fascino in disfacimento. Hanno il volto bifronte: lusso e decadenza si sovrappongono. E così ci siamo ritrovati in un altro albergo abbandonato, che tuttavia reclama a gran voce il primato tra quelli che abbiamo visitato sinora.
Le origini del complesso raccontano una trama molto comune: negli anni Ottanta del boom edilizio, un imprenditore decise di reinvestire i profitti aziendali ricavati da una nota attività commerciale, edificando un hotel immerso nella natura. Gli sfarzosi giardini, ornati di statue classicheggianti, fontane e specchi d’acqua, promettevano molto più delle 3 stelle messe a registro. E poi l’ampia piscina balneabile, un lusso extra che impreziosiva l’offerta ricreativa.
Oggi, a pochi anni dall’improvvisa chiusura per bancarotta, tutto appare come la copia un po’ consunta di un tempo, ma l’impressione esteriore di sfarzo non è tramontata. Nell’ininterrotto mix tra eleganza e kitsch (con prevalenza del secondo), spicca il bizzarro accostamento con il corpo centrale dell’albergo: un sistema di grigie semisfere di cemento dalla parvenza brutalista.
Gli interni dell’hotel sfavillano di lampadari in vetro colorato, le stanze del piano superiore spalancano una vista sulla vallata che rilasserebbe anche il manager più stressato (per non parlare delle jacuzzi nelle suite). Sui siti di prenotazione online, ancora si leggono le recensioni degli ospiti: fioccano gli 8 e persino i 10/10, solo pochi 5 abbassano la media. Ma allo stato attuale, agli angoli dei muri e su tutte le porte delle stanze c’è una giungla di ragnatele che difficilmente lascerebbe superare lo zero!
Procedendo verso monte, tra sentieri verdeggianti, vasche ormai paludose e insetti d’ogni sorta, si giunge al ristorante, caffetteria e centro eventi, costruito in onore del figlio del proprietario. Qui, in barba all’usura del tempo e alle incursioni criminose, resistono mobili di antiquariato, ornamenti estrosi e oggetti preziosi, che si alternano all’arredamento di base che riprende, fin dai lampadari, lo stile dell’albergo. Il pianoforte, l’orologio a pendolo ed altre chicche superano ogni possibile attesa per un luogo abbandonato. Persino le cucine sembrano ferme da appena una settimana: utensili e strumenti sono a prova di controllo di Alessandro Borghese, tranne, forse, lo strato d’olio rappreso in una grossa padella!
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Si diceva, il figlio del fondatore e proprietario dell’hotel. E sì, anche questa è forse una trama già sentita: subito dopo la morte del padre, sembrerebbe che siano cominciati i problemi gestionali e il declino della struttura, fino al fallimento e alla definitiva chiusura, avvenuta qualche anno fa. Fatalità, o più probabilmente errori, che hanno tramutato un florido complesso ricettivo in un solitario albergo abbandonato.
Tipologia: albergo
Stato: chiuso e abbandonato
Durata della visita: 3-5 ore
Aggiornamento: giugno 2020