IL RISTORANTINO ABBANDONATO – Sulle brochure illustrative i proprietari lo chiamavano “Il ristorantino”, trattandosi del più intimo e raccolto tra i molteplici spazi ricettivi di un vasto residence panoramico con vista mare. E che mare! Dalle vetrate dei locali al chiuso e dalle terrazze all’aperto si poteva ammirare l’intero golfo partenopeo, dominandolo quasi dal cielo. Si poteva, e si può ancora oggi, qui dal piccolo locale situato in cima al complesso ricettivo di cui fa parte, pur dovendo zigzagare tra ciò che resta di un pregevole ristorante con bar all’aperto e piscina. Tutto abbandonato.

STORIA DI UN TRAMONTO – Tanto lusso sprecato dovrebbe risalire ad una soglia temporale di circa dieci anni fa: le ultime fatture che giacciono sparpagliate nella stanza della direzione riportano l’anno 2012, mentre le recensioni del ristorantino abbandonato e dell’intero residence giungono fino al 2016 e lasciano intuire una nuova gestione (disastrosa), durata pochi anni prima di chiudere per sempre i battenti. I dépliant raccontano che il complesso ricettivo, sviluppandosi lungo il crinale dell’altura, tra i vari edifici contava sale congressi, appartamenti arredati e un ristorante più capiente da centinaia di posti.

DERIVA – Prima di raggiungere la sede principale del residence, ci siamo fermati a dare uno sguardo al ristorantino abbandonato, che accoglie gli avventori con un mosaico dal gusto discutibile, raffigurante scene popolari di musica e danza. Superata la reception, ci si ritrova nella piccola sala ristorante, ancora parzialmente arredata nonostante segni di devastazione e sciacallaggio. La stanza adiacente conserva solo uno scaffale e una scrivania, sulla quale agonizza un vecchio computer sventrato. L’ultima stanzetta è quella della direzione, dove sono sparsi plichi e carte con tutti i documenti fiscali dell’attività.

Tornando indietro si raggiunge la scalinata esterna, che conduce alla piscina panoramica: non è difficile immaginare quanto rilassante (e spettacolare) fosse consumare un cocktail o anche solo un caffè distesi nell’acqua guardando il golfo. Risalendo un’altra scalinata, su un piano ammezzato ecco un bar all’aperto in stile jungle, mentre alle spalle del bar c’è la cucina del ristorante. Più avanti, una porta ormai immersa nell’edera conduce in una sala oblunga, che doveva ospitare eventi o spettacoli: oltre ad una lavagna sulla parete conserva soltanto un’antica, affascinante credenza e la confezione in legno di una bottiglia di vino Frescobaldi. Tornare fuori, e lanciare un ultimo sguardo al panorama, significa assorbire tutto l’attrito che un simile spettacolo produce al confronto con i segni di degrado, che corrodono mese dopo mese questo luogo dismesso.

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