1986, gennaio – Nelle dimore abbandonate sono spesso i calendari a lasciar trapelare un singolo brandello del tempo passato, segnando quantomeno l’epilogo della vita abitativa tra le mura dello spazio domestico. Un mese e un anno sono i soli dati disponibili, utili a collocare in una cornice cronologica questa tenuta di campagna che langue nel mezzo di un vecchio cortile. L’unico ulteriore indizio alfanumerico sono il civico n. 13 e le due grosse lettere sovrastanti la porta principale della casa: TG dovevano essere le iniziali del proprietario, o del nome della tenuta. Ma questi segni non dicono molto.
Posta nei pressi di un incrocio tra strade provinciali malmesse dell’entroterra irpino, questa dimora abbandonata potrebbe facilmente sfuggire alla vista, mimetizzata com’è tra sporadiche costruzioni rurali, che d’altronde sono di per sé edifici spesso corrosi dal tempo e apparentemente disabitati. Ma l’occhio ‘clinico’ non ci manca, la pazienza nemmeno: la sosta è valsa la pena.
Il cancello esterno è spalancato e in fondo al sentiero centrale, ben tracciato, la casetta ha quasi l’aria da ‘mulino bianco’. Tutt’intorno, il cortile non è ricoperto di erbacce e sterpaglia, anzi cinge il viale d’accesso con la tipica vegetazione scarna e leggera dei periodi invernali. Verrebbe persino il dubbio che la villetta sia ancora popolata, ma avvicinandosi giusto un po’, si notano già all’esterno le prove di un abbandono nemmeno troppo recente (in questo album Facebook le altre foto).
Varcata la soglia, il vano sulla sinistra non è accessibile, ma si può sbirciare oltre la porta semiaperta: è una stanza da lavoro o una cucina, avvolta nel buio. Di fronte c’è un salottino con camino in muratura: sedie mangiate dall’umidità e sparpagliate al suolo, utensili vari, scatolame, una poltrona da riposo. Accanto alla porta, è appesa alla parete una vecchia giacca impolverata che nasconde un altro calendario. Questo smentisce l’altro, che pure è sulla parete adiacente, e segna novembre 1987, posticipando dunque di quasi due anni la nostra prima ipotesi rispetto all’abbandono della tenuta.
Al piano superiore, di tre porte se ne apre soltanto una, che affaccia su una stanza intonacata d’azzurro, ormai vuota salvo fogli di giornale pendenti dal soffitto e qualche oggetto ammassato sul pavimento. Con ogni probabilità, su questo livello si trovavano le camere da letto e il bagno. Sulle scale e nei corridoi restano solo cocci, oltre a due ombrelli e una culla adagiata ad una porta.
A differenza degli edifici monumentali e delle strutture pubbliche, che hanno dato ospitalità a momenti di storia collettiva e per i quali esistono fonti documentate, le dimore familiari non sono quasi mai corredate di notizie certe e informazioni scritte. Gli unici racconti possibili sono l’esito di congetture e deduzioni di chi osserva: dove manchino quaderni, memorie, fogli, gli unici indizi sono gli oggetti, o al massimo calendari che, però, non sempre forniscono indicazioni univoche. Che la fine sia datata gennaio 1986 o novembre 1987, sono ormai passati trent’anni da quando questa casina è stata un focolare domestico.
Tipologia: tenuta di campagna
Stato: abbandonata
Dintorni: zona rurale
Aggiornamento: dicembre 2021