La casa nel bosco: un vero capolavoro… di ostentazione


Quando le notizie ufficiali su carta o sul web scarseggiano, resta solo la più antica fonte di informazione: la tradizione orale. Se l’ambiente circostante, però, è un bosco pressoché privo di presenze umane, interpellare la gente del luogo diviene un compito decisamente più arduo. Il solo appiglio in questi casi è offerto da vaghe dicerie che circolano senza garanzia di certezza. I rumours in merito raccontano quanto segue: la villa immersa tra gli alberi di questa zona collinare sarebbe appartenuta ad un esponente della criminalità organizzata, sarebbe stata poi messa sotto sequestro e infine abbandonata: in un simile scenario, è plausibile che la confisca sia legata alle consuete situazioni di riciclo di denaro o di abuso edilizio. Prendendo per vero tale assunto, ne parleremo quindi come la villa del camorrista.

L’ipotesi è in un certo senso avallata dalle sembianze esteriori dell’edificio: il gusto pomposo e solenne, tra il finto rinascimentale e il neoclassico posticcio, rimanda al trend tipico delle dimore che ospitano famiglie di ricchi malavitosi. Non solo nell’immaginario cinematografico: in Campania si tratta di un fenomeno architettonico per niente raro.

 

Fin dal cancello d’ingresso le sculture in pietra preannunciano un’estetica che non si orienta di certo sui canoni della sobria umiltà. Ma è l’incontro visivo con la facciata anteriore a produrre l’impatto più carico di eccessi: l’articolata scalinata frontale, insieme alle quattro colonne pseudo-corinzie sul primo livello e alle colonnine dei parapetti, disegnano un pretenzioso profilo anticheggiante volto a rievocare le atmosfere sacrali di un tempio. Malriuscito nello stile e per gli intenti anacronistici, ma anche perché le parodie neoclassiche si innestano su un impianto moderno piuttosto anonimo e squadrato, salvo gli abbaini che sbucano sui due lati.

 

L’ostentata decoratività del guscio esteriore, così ricco di orpelli e fregi ornamentali, è in drastico contrasto con gli spazi interni, che invece appaiono scarni come quelli di una costruzione incompiuta. La verità è che la villa del camorrista, dopo il sequestro (sempre presumendo che tale versione sia corretta), è stata lasciata in balia degli sciacalli, che l’hanno ripulita ben bene asportando qualsiasi oggetto e materiale rivendibile, inclusi i pavimenti. A questo punto si può soltanto immaginare – e non è così arduo – la scelta stilistica degli arredamenti originari. Purtroppo questi, nel tempo, sono caduti nelle mani sbagliate a discapito (ahi!) del patrimonio artistico-archeologico locale…

Gli scantinati della dimora nascondono un sistema di tunnel sotterranei, altro indizio che rende credibile la ricostruzione della storia di questo immobile. Per una volta, però, abbiamo preferito evitare di addentrarci avventurosamente dentro cunicoli bui e umidi. Perlustrato il piano terra, dove erano collocati l’ingresso, un ampio salone con camino e la cucina con forno in mattoni, ci siamo orientati verso i piani superiori, risalendo la scala a chiocciola in metallo e percorrendo senza troppa attenzione le stanze da letto ormai del tutto spoglie. Spiccano soltanto le mattonelle della sala da bagno, rimaste al loro posto e stranamente non troppo sfarzose.

La sola indiscutibile qualità della villa del camorrista è il panorama sulla valle e sui monti innevati in lontananza: si poteva apprezzare dai balconcini, tra le colonne della terrazza, nonché dalla piscina all’aperto, che oggi è una palude ristagnante ma che una volta doveva offrire ai padroni di casa momenti indimenticabili di relax e pace interiore (qui altre foto).


Tipologia: villa
Stato: abbandonata e depredata
Dintorni: area boschiva collinare
Aggiornamento: dicembre 2021

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