Certo, tutti conoscono e molti apprezzano il Greco di Tufo, vino bianco DOCG tra i più noti del Meridione. Ma in quanti sono stati di persona nella località dove viene prodotto e da cui prende il nome? In quanti qui hanno visto la grotta di San Michele, il Palazzo di Marzo e il castello di Tufo?
La grotta
Chi giunge in paese da valle e da ovest, prima di sbucare nel piccolo centro antico troverà sulla sinistra la cosiddetta Grotta di San Michele Arcangelo. Dall’esterno sembra una qualsiasi chiesetta, con un affresco raffigurante l’angelo proprio accanto alla porta d’ingresso. E invece, appena varcata la soglia ci si ritrova dentro una cavità naturale profonda una cinquantina di metri, sul cui fondo si cela una seconda galleria dal diametro inferiore, probabilmente una falda freatica. La chiesetta rupestre risale al XVI secolo ed è da lungo tempo un luogo di devozione e pellegrinaggio. Oggi conserva, sull’altare in fondo alla grotta, l’intrigante statua di San Michele, patrono del paese, al quale è dedicata una celebrazione annuale con una rappresentazione imbastita dagli stessi abitanti di Tufo.
Il palazzo
Proseguendo verso monte e verso il centro, è impossibile che passi inosservata l’imponente costruzione che svetta su un fianco dell’altura: è il Palazzo Di Marzo, oggi conosciuto se non altro per le omonime cantine, attive ai piedi dell’edificio per la vendita del vino. Al centro del palazzo gentilizio, un arco immette direttamente nel piccolo centro storico di Tufo. Ma questa maestosa residenza, che ha le sembianze di un castello per via della massiccia torre posta su un lato, a guardarla da fuori appare oggi chiusa e abbandonata.
L’origine del palazzo sembrerebbe da ascrivere a Scipione di Marzo, capostipite della famiglia, che ne avviò l’edificazione nel 1648. Tra storia e leggenda, si narra che sia stato proprio Scipione ad ‘inventare’ il Greco di Tufo: rifugiandosi in questo luogo per sfuggire alla peste, avrebbe portato con sé l’uva di un vitigno chiamato ‘Greco del Vesuvio’, che attecchì perfettamente nel suolo tufese dando origine al vino locale, divenuto in seguito famoso.
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Il castello
Proseguendo verso l’alto, dalla cima del rilievo veglia sul paesino il castello di Tufo, come è logico che sia per ogni roccaforte che si rispetti. La fortezza, di datazione incerta, tendenzialmente è attribuita al periodo longobardo, pertanto dovrebbe risalire al IX secolo, anche se le fonti discordano non poco. D’altra parte, nel corso del tempo il castello di Tufo ha subito diverse modifiche strutturali, perdendo progressivamente l’apparenza di fortificazione ed assomigliando sempre più ad una residenza nobiliare. Attualmente, agli angoli della pianta irregolare sono ancora visibili tre torri cilindriche e parte delle mura di cinta: all’interno, in tempi recenti alcuni ambienti sono stati recuperati e riutilizzati. Il resto del castello, tuttavia, è ancora in stato di abbandono, tanto che si sovrappongono piante, vasi e decorazioni floreali da una parte, e segni di decadimento dall’altra.
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