Nullum sine nomine saxum: “nessuna pietra è senza nome” (Lucano, Pharsalia IX, 973). Ogni pietra, per quanto insignificante possa sembrare, possiede in realtà un nome e cela una storia da raccontare. Il fascino eterno che ne deriva avvolge così ogni luogo, anche quelli dimenticati e in decadenza, che attendono solo di essere illuminati dalla luce della conoscenza. Castel San Lorenzo, piccolo paesino collinare posizionato nella Valle del Calore, è noto per i suoi vigneti ed alberi di ulivo, coltivazioni che affondano le proprie radici in tempi remoti. Il patrimonio di questo borgo medievale è quindi legato attraverso un filo conduttore alla natura, ma vede anche la presenza di storiche architetture, caratterizzate da elevato pregio artistico, le cui pietre aspettano solo di essere scoperte per raccontarne la storia: tra queste ritroviamo Palazzo Vigna della Corte.
Palazzo Vigna della Corte, anche noto come Palazzo Carafa, fu edificato presumibilmente agli inizi del ‘700 per volere della famiglia Carafa, nella fattispecie i Carafa principi di Castel San Lorenzo. Sorta come casa rurale e inserita all’interno di una masseria detta appunto Vigna della Corte, la costruzione era circondata da giardini, orti, frutteti, uliveti e vigneti e proprio da quest’ultima coltura, che è ancora oggi la più diffusa nel territorio, prese il nome sia la località che l’edificio. Da casa rurale, o “casino quadrato”, nel corso del tempo, i Carafa la trasformarono in una vera e proprio villa residenziale nei cui saloni la famiglia amava accogliere illustri ospiti.
L’impianto architettonico originario è rimasto pressoché invariato, infatti vi si riconosce lo stile di altre costruzioni cilentane tipiche dell’epoca; la sua configurazione predilige una forma in pianta quadrata con quattro torri circolari agli angoli. La struttura si compone di tre livelli, uno seminterrato e due fuori terra; un lungo viale, il cui ingresso è direttamente collegato alla strada principale, conduce al portale centrale della facciata ed ai due laterali. Altre entrate sono in prossimità del piano seminterrato, a cui è possibile accedere anche dalla corte centrale attraverso due rampe; tale piano era adibito a frantoio, come testimoniano le antiche macine in pietra ancora presenti.
Il piano terra ospitava ambienti di rappresentanza tra cui un’importante pinacoteca in cui venivano esposti dipinti di illustri artisti dell’epoca; infine, al primo piano erano collocate stanze private e saloni. La leggenda narra la presenza di un tunnel segreto al di sotto del viale di accesso che, dal piano seminterrato, conduceva all’altro Palazzo Carafa posto nella parte alta del paese.
La facciata principale di Palazzo Vigna della Corte è connotata da una perfetta simmetria e vi si possono leggere, sui due livelli, caratteristiche tipiche dell’epoca. Il piano terra infatti presenta un portale di ingresso centrale e due laterali con cornici in pietra calcarea; vi si può inoltre leggere una decorazione a stucco in stile barocco, che invece risulta assente nella parte superiore, scandita da otto lesene in stucco. Gli altri tre lati presentano una facciata, un tempo intonacata, interessata da diverse forme di degrado. Tra questi, si distingue il lato posteriore che dà sul pendio ed è caratterizzato da un’ampia terrazza al piano primo, da cui è possibile godere di un’ottima vista panoramica sull’intera Valle del Calore.
Purtroppo, ad oggi, a causa dell’incuria Palazzo Vigna della Corte verte in uno stato di degrado ed abbandono; sarebbe indispensabile un intervento di restauro volto alla conservazione di quanto pervenutoci dalla storia, valorizzando sia gli spazi interni che il verde circostante.
A cura di: Raffaella Berritto, Camilla Conforti,
Alessandra Gargiulo, Chiara Perillo, Rossella Scorzelli
Proprio un intervento di restauro e rifunzionalizzazione è stato di recente sviluppato dalle cinque autrici dell’articolo presso la facoltà di Ingegneria Edile & Architettura dell’Università degli Studi di Salerno. Il progetto è finalizzato a conservare e riportare agli antichi splendori questo edificio settecentesco: è stato presentato all’amministrazione comunale ed ai proprietari che hanno apprezzato la proposta ed offerto la loro collaborazione. A causa di insufficienza di fondi si è deciso di candidare il palazzo come ‘’Luogo del cuore’’ sul sito FAI (Fondo Ambiente Italiano); ciò dà la possibilità non solo di salvaguardare il bene, ma contemporaneamente di accedere ad un bando che prevede un supporto economico per le iniziative di restauro. Per contribuire alle sorti di questo edificio basta votarlo cliccando sul link: FAI – PALAZZO CARAFA.