Villa L. e il suo ultimo abitante, un medico e poeta


CENTO ANNI FA – Spingere un cancello aperto, percorrere un vialetto ben tenuto ma deserto, e infine vedere affiorare tra gli alberi un’elegante villa sviluppata su tre livelli, con una terrazza cinta da un parapetto a colonne e una torretta merlettata. Sopra la porta d’ingresso, una vecchia lanterna e una data, il 1921. Sembra l’inizio perfetto a cui agganciare una storia lunga un secolo esatto, ammesso che l’anno inciso sopra la porta segnali la fondazione della dimora. In un angolo della facciata ecco persino una targa con il toponimo della residenza, che reca un nome femminile, forse una dedica: ci limiteremo a chiamarla Villa L. per rispetto della privacy.

 

LA DEDICA – Ebbene, tutti i tasselli sembrerebbero al loro posto per ricostruire il mosaico di questi cent’anni di esistenza, tra vicende familiari, avvenimenti storici, aneddoti locali. E invece: i conti non tornano affatto. In rete non si trovano notizie, così come nessuna informazione coerente è emersa dalle domande che abbiamo rivolto agli abitanti del luogo. Solo alcuni minimi indizi visibili all’interno della casa ci hanno aiutato a risalire in via ipotetica al suo più noto (e ultimo?) inquilino: un’eminente figura locale, medico e poeta, che perse in modo prematuro l’amata moglie. Il nome della donna coincide, di certo non per caso, con quello della targa sull’esterno della villa. Anche il marito è ormai defunto da diversi anni, dunque resta ignota l’attuale appartenenza della dimora. Ma non è finita qui.

LE ORIGINI – In realtà anche il 1921 non corrisponde all’effettivo anno di fondazione della casa: al contrario, in quella data furono soltanto completate le ultime modifiche strutturali, tra cui l’aggiunta di una mansarda. Proprio il medico, che abbiamo supposto esserne stato l’ultimo abitante, racconta in un suo libro le origini di Villa L., di fatto ben più antiche: il lato alla sinistra di chi guarda risale persino al tardo Settecento e di per sé costituiva una piccola tenuta rurale; il lato destro, successivo ma ben amalgamato al resto per forme e stile, fu concluso nel 1909. Nel 1975 il nostro ‘medico di campagna’ la rilevò al Tribunale di Roma, che probabilmente l’aveva sottratta ai precedenti proprietari.

L’ABBANDONO – Sul retro della costruzione è annesso un corpo di fabbrica incompiuto, la cui apparenza lascia supporre un tentativo di restauro in tempi recenti. Ma il silenzio intorno a Villa L. suggerisce che la residenza sia ormai caduta non solo nell’abbandono, ma anche nel dimenticatoio. A giudicare dallo stato di conservazione, l’edificio deve avere sulle spalle almeno un ventennio di disuso. E a dire il vero, gli unici resti ancora presenti sono stati lasciati da avventori occasionali: materassi e vestiario sono sparsi sui pavimenti in alcune stanze, oggetti carbonizzati segnalano roghi accesi non troppo tempo fa, forse per scaldarsi.

STANZE VUOTE – Gli arredamenti sono stati tutti prelevati: si spera dai proprietari, e non dagli sciacalli. Le stanze interne appaiono vuote già al piano terra, fatto salvo il classico caminetto in mattoni della cucina. Dietro la porta d’ingresso, un occhio attento scopre nella polvere del pavimento un vecchio puzzle sbiadito, ma incredibilmente ancora quasi intero: si riconosce una figura femminile circondata di motivi floreali. Sui gradini delle scale interne, una lampada e un’immagine sacra sono gli unici resti riconoscibili al di là di qualche mucchietto di rifiuti.

 

DI SOPRA – Gli ambienti della casa appaiono tanto più vuoti in mezzo a pareti perfettamente bianche e sgombre o nei vani avvolti nella penombra. Corridoi e camere da letto non conservano ricordi, sicché il bagno dell’ultimo piano, con i suoi finestroni panoramici, offre gli spunti di maggior rilievo. Non è da meno la lavatrice Raymond (foto), pezzo di elettro-antiquariato per appassionati. In una stanza da letto spicca un murale a tema distopico, chiaramente ispirato a un video dei Pink Floyd (qui le foto).

L’ampio salone della mansarda, diviso da una parete a tre archi, farebbe immaginare un arredamento di pregio in questo punto della dimora. La vera chicca di Villa L. è però al piano di mezzo, con la terrazza panoramica cinta su due lati da un colonnato in pietra. Uscendo, si nota un dettaglio curioso: sulle pareti esterne sono apposte qua e là singole piastrelle, dipinte con raffigurazioni semi-realistiche a tema bucolico (qui i dettagli fotografici). Forse un vezzo estetico e collezionistico del medico e poeta che, chissà fino a quando, visse tra queste eleganti mura.


Tipologia: villa novecentesca
Stato: abbandonata
Accesso: libero
Aggiornamento: aprile 2022

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