La ‘villa floreale’, antico splendore caduto in rovina


ALTRE DERIVE – Questa è una di quelle esplorazioni che rimandi sempre, pensi: “Tanto non è lontano, prima o poi ci andrò, la prossima volta mi fermo…”, ma come al solito si rimanda ad libitum l’occasione, finché, dopo giorni di pioggia, la prima domenica di sole quasi primaverile ti invoglia ad uscire di casa per fare una passeggiata. Una telefonata al compagno di esplorazioni. Andiamo? Ok, si parte. Dopo poco siamo già sulla strada dalla quale avevo più volte sbirciato questa villa vesuviana, oltre il cancello e il viale d’ingresso.

Già prima di arrivare, sappiamo che la villa non è completamente disabitata e che chi ci vive lo fa in maniera abusiva. Cautamente varchiamo il cancello d’ingresso realizzato con pilastri in pietra lavica e ringhiere di ferro battuto, oggi irriconoscibile in quanto inglobato in altre murature esterne.

Dal lungo viale d’ingresso arriviamo allo spiazzo antistante la villa: una volta qui c’erano diverse palme, ma ad oggi solo una di esse resiste ancora in piedi e tutt’intorno si vedono i resti di quelle abbattute. Già dalla strada la villa mostra la ricchezza del suo apparato decorativo, ma da vicino questo ci appare in tutta la sua bellezza e cura dei dettagli.

La villa vesuviana (in senso lato), composta da un piano terra e un piano nobile più un torrino centrale, sorta probabilmente sul finire del XIX secolo quale residenza familiare, fu realizzata seguendo la corrente artistica in voga all’epoca, ossia il floreale, meglio noto come liberty. Ogni dettaglio architettonico, dalle modanature, alle paraste, dai balconi alle cornici è finemente rifinito con motivi decorativi in stucco di ottima fattura, tanto da far supporre che il progettista (ad oggi sconosciuto) possa essere stato un esponente dell’architettura floreale napoletana.

 

Nata come residenza borghese, questa villa vesuviana fu abitata fino a circa la metà dello scorso secolo, quando fu adibita, insieme ad altre strutture circostanti, a casa di cura per malattie mentali, prima di essere dismessa nel 1978 per effetto della legge Basaglia e quindi occupata abusivamente da alcune famiglie dopo il terremoto del 1980.

Qualcuno ci vede, si affaccia. Le solite domande: chi siete, che volete? Fatichiamo non poco per affrontare modi non “troppo gentili”, ma conquistata la loro fiducia diamo il via all’esplorazione. Quando varchiamo il cancello in ferro battuto che dà accesso alle scale, siamo accolti da una vera e propria discarica di rifiuti, scavalcata la quale iniziamo a salire i primi gradini che portano ad un pianerottolo intermedio dal quale parte la rampa di scale vera e propria.

Qui ci accorgiamo subito che occorre cautela in quanto le condizioni strutturali non sembrano delle migliori, anche per la mancanza totale della ringhiera, della quale restano solo alcuni frammenti all’ultimo piano. Notiamo lungo le rampe di scale i resti di un parapetto realizzato in blocchetti di cemento probabilmente dagli stessi abitanti abusivi, al fine di mantenere un minimo di sicurezza.

Concluso il secondo rampante di scale arriviamo al piano nobile, e varcata la porta d’accesso, lo scenario si fa quasi spettrale: tutti gli ambienti sono quasi interamente ricoperti di uno spesso strato di guano, manca qualsiasi arredo e i controsoffitti sono tutti crollati lasciano a nudo la struttura dei solai.

 

Tornati sui nostri passi proviamo a salire l’ultimo rampante che porta al terrazzo e al torrino centrale ma, a causa delle condizioni strutturali critiche, desistiamo e torniamo indietro concludendo così l’esplorazione.

di Luigi Scarpato

Luigi Scarpato, oltre ad essere un architetto, è un veterano dell’esplorazione urbana e relativa fotografia, particolarmente esperto della zona vesuviana in Campania.


Categoria: edificio fantasma
Tipologia: villa
Stato: abbandono, usura, struttura pericolante
Zona: vesuviana
Raggiungibilità:
in auto
Accessibilità: senza impedimenti
Dintorni: abitati
Visita: presenza di abusivi
Durata: 30 minuti
Aggiornamento:
febbraio 2019

 

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