Ospedale della Pace è il nome con cui oggi è conosciuto questo edificio monumentale del Cinquecento. La dicitura completa è leggibile all’esterno su una targa in marmo, ormai troppo spesso coperta dalle merci in vendita nel negozio adiacente al portone principale. Sul nome originario dell’ospedale le fonti discordano, ma è prassi comune che a Napoli il nome più ‘popolare’ di un monumento assuma un certo grado di ufficialità. Il nome integrale ricalca quello dell’adiacente Chiesa di Santa Maria della Pace, che, insieme all’ospedale e ad un maestoso lazzaretto destinato a lebbrosi ed appestati, fin dal XVI secolo costituì un complesso conventuale con funzioni sanitarie. La chiesa è l’unico dei tre spazi ancora pienamente in uso.
A svolgere la doppia funzione religiosa e ospedaliera furono i Benemeriti di San Giovanni di Dio, un ordine mendicante di origini spagnole da noi meglio conosciuto con il nome di Fatebenefratelli. Dopo la morte di Giovanni di Dio, i cosiddetti ‘frati ospedalieri’ proseguirono la sua missione cristiana nel resto d’Europa. Giunsero anche a Napoli e, tra le mura di questo asilo per infermi, malati, poveri e prostitute, offrirono alla città una preziosa funzione sociale, garantendo un ricovero agli esclusi.
Il lazzaretto era il principale nucleo d’accoglienza: un’elegante sala affrescata lunga 60 metri, alta 12 e larga 10; è ben conservata, ma resta chiusa a chiave in attesa di finanziamenti. Sui due lati più lunghi della stanza si riconoscono i ballatoi dai quali si affacciavano gli infermieri per calare verso gli appestati cibo e acqua. Noi siamo tornati di proposito una seconda volta, soltanto per riuscire a visitarla e scattare qualche foto:
La separazione, concepita come protezione da un eventuale contagio, è un’ovvia precauzione ma anche un simbolo dell’effettiva funzione di questo complesso, destinato soprattutto ai malati terminali, privi di speranze di guarigione. In linea con la vocazione religiosa che guidava l’impegno sanitario, l’assistenza primaria era di tipo spirituale, allo scopo di avvicinare serenamente alla morte, alleviando le sofferenze fisiche e psicologiche dei malati e curandone la pace dell’anima.
Su una parete del cortile interno, antistante il chiostro del convento, i più attenti noteranno una targa, la cui origine è piuttosto bizzarra: pare sia stata richiesta da un nobile, condannato a morte per falsa testimonianza a causa delle invidie di altri concittadini, allo scopo di far ricordare la sua triste vicenda (clicca qui per saperne di più).
Ospedale della pace, di nome e di fatto: oltrepassato il cancello che divide il primo cortile dal chiostro, oggi regnano il silenzio e la tranquillità. Se le stanze sovrastanti il cortile sono state rinnovate ed ospitano uffici del Comune, quelle più interne, al di sopra del chiostro, sono inaccessibili e abbandonate. Il chiostro stesso è dichiarato pericolante e reca segni di abbandono.
Questo maestoso monumento, sorto sui “Tribunali” e sommerso in un fitto intreccio di vicoli e case, sembra nascondersi a gran parte dei cittadini e turisti. I passanti che entrano a dare un’occhiata, solitamente si fermano al primo cortile, senza raggiungere il chiostro. Solo i più curiosi e i più tenaci arrivano ad ammirare il ventre di quest’ospedale, e possono farlo in beata solitudine. In pace, appunto.
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Tipologia: convento e ospedale
Stato: parzialmente abbandonato
Zona: centro storico di Napoli
Raggiungibilità: a piedi
Dintorni: popolati
Visita: libera
Durata: 30 minuti
Aggiornamento: febbraio 2019