Villa Eleonora, un ex sanatorio in totale degrado


Dimenticata e devastata dall’abbandono, Villa Eleonora riposa sulla sommità di una collina, dalla quale vigila sull’intero comune di Castel San Giorgio come una vecchia guardia, accompagnata dai belati delle pecore del campo di allevamento nelle vicinanze.

ALTRE DERIVE – Per raggiungerla, abbiamo dovuto arrampicarci lungo una salita molto stretta e ripida, da percorrere necessariamente a piedi. Arrivati in cima, a saltare agli occhi è stato l’incredibile isolamento in cui vivono gli allevatori: una distesa immensa e praticamente deserta, da cui spuntano soltanto un paio di tende. Ad accoglierci, un cancello arrugginito e spalancato, con un’insegna ancora leggibile su un pilastro: “Villa Eleonora”.

 

La villa è in realtà un ex sanatorio istituito nel 1956: fu adibita a casa di cura per malattie polmonari, divenendo un punto di riferimento nel proprio settore con una capienza di 100 posti letto. L’abbandono risale alla metà degli anni ’80, seguito da una progressiva spoliazione e continui atti vandalici che ne hanno segnato il marcato stato di degrado, in totale dissonanza con la posizione privilegiata del sito.
Poco prima del sanatorio, vi è una piccola costruzione che sembrerebbe ospitare un forno. Il suolo è disseminato di larghe aperture: chi non facesse attenzione potrebbe sprofondare in chissà quale limbo. Entrati nell’ospedale, abbiamo notato come il piano terra sia letteralmente composto da sola terra, ovvero non c’è più traccia di mattonelle.

 

Le pareti che suddividevano i vari reparti sono ormai crollate o sfondate. I corridoi sono pieni di graffiti inquietanti, e le stanze sono totalmente spoglie, eccetto qualcuna che conserva scaffali o letti malridotti. A catturare la nostra attenzione sono state delle vecchie caldaie arrugginite, di grandi dimensioni, lasciate lì a decomporsi.

 

L’intero ospedale è ormai divorato dalla vegetazione: la natura si è ripresa ciò che le apparteneva. L’ascensore, ovviamente, non è più in funzione ed è fermo all’ultimo piano. Così, ci siamo avviati lungo le accidentate, scivolose e polverose scale, rigorosamente prive di corrimani. Tutto è pressoché identico anche al piano superiore – un labirinto di corridoi vuoti – con l’unica differenza che è possibile uscire su un terrazzo lungo quanto l’intero edificio.

 

Siamo andati via con poche scoperte interessanti, ma non senza un piccolo aneddoto da raccontare. Il sentiero che conduce a Villa Eleonora è piuttosto isolato, e circondato da rifiuti su ambo i lati: in questa cornice, mentre ci avviavamo cautamente verso la cima, ecco un improvviso tonfo di armi da fuoco. Sì, spari. A ripetizione, ad intervalli di circa 2-3 secondi. Qualche dubbio riguardo la nostra incolumità, sinceramente, ci è venuto, insieme a qualche esitazione sull’eventualità di procedere oltre. Tanto più che avevamo già fatto una brutta esperienza all’interno di “Villa dei Pini” a Sarno (clicca qui per l’articolo di Derive Suburbane), dove ci siamo trovati faccia a faccia con loschi individui mentre nascondevano chissà cosa tra i rottami. Dopo qualche minuto, però, la curiosità ha prevalso sulla tensione, e infine abbiamo scoperto trattarsi ‘soltanto’ di cacciatori. Ma in questi posti è sempre meglio fare molta attenzione!

di Roberto Corrado Mancino
(Instagram: robertocorradomancino)


Categoria: infrastrutture
Tipologia: sanatorio
Stato: svuotato e in rovina
Zona: valle del Sarno
Raggiungibilità: ripida salita a piedi
Dintorni: campi e allevamenti
Accessibilità: libera
Visita: senza interferenze
Durata: 30-60 minuti
Aggiornamento: ottobre 2019

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