Villa Floridiana, un labirinto di ricordi bloccati da transenne


Nel suo viaggio attraverso la memoria intitolato Infanzia berlinese, Walter Benjamin trasferisce nella cornice del ricordo la pratica della flânerie, ovvero l’arte del passeggiare senza meta per smarrirsi tra gli spazi urbani, che di certo ispira anche le nostre derive. In questa raccolta di frammenti in prosa, Benjamin dedica uno schizzo al Tiergarten, la più estesa e conosciuta area verde della capitale tedescaQui Benjamin ripercorre idealmente i giardini e i sentieri rivedendoli tramite i suoi occhi da ragazzino, quando “questo parco, che come nessun altro sembrava aperto ai bambini, per me era sbarrato da difficoltà e ostacoli insuperabili”. Non posso che vivere sensazioni simili quando mi capita di ritornare nella Villa Floridiana, che non sarà il Tiergarten di Berlino per storia, estensione e bellezza paesaggistica, ma che di fatto è il cuore verde del Vomero, quartiere collinare di Napoli.

In questo parco ho giocato da piccolo a rincorrermi con gli altri bambini, ho organizzato furiose partite 3-contro-3 con lo storico Supersantos insieme ai miei compagni di classe del liceo, mi sono rifugiato quando marinavo la scuola e cercavo un luogo per rilassare la mente, sono andato a passeggiare e guardare i panorami con le mie prime fidanzatine. Il vero piacere, però, era appunto quello di smarrirsi come in un labirinto tra le viuzze alberate, le dune e le discese, i sentieri sterrati e le scalinate della Villa Floridiana. E proprio come scrive Benjamin, “che questo labirinto avesse una sua importanza, l’ho avvertito da sempre”, attratto com’ero dalla “parte più misteriosa del parco”.

 

Oggi, la parte misteriosa della Villa Floridiana è semplicemente l’ampia fetta del giardino pubblico che resta inesorabilmente chiusa ai visitatori. Ripercorrere i tragitti della memoria nel presente significa scontrarsi con le transenne che sbarrano l’accesso a 2/3 del parco. La triste storia è ormai nota ai cittadini: diversi alberi sono giunti al capolinea del proprio ciclo vitale e sono a rischio crollo; da anni si attendono lavori di manutenzione e messa in sicurezza che richiedono un ingente sforzo in termini di investimenti. Qualcosa lentamente si muove: il tempietto ionico sul belvedere è stato risistemato ed è ora accessibile, ma il resto del parco resta impraticabile e dimenticato. Eppure, si parla dell’unica area verde di un quartiere di 50mila abitanti, non di rado chiusa completamente e senza preavviso per mancanza di personale o altri inconvenienti.

In effetti, in occasione della mia visita (erano anni che non ci mettevo piede), non ho incrociato nessuno all’altezza dei cancelli principali, e la stessa Villa Floridiana era pressoché deserta, anche di visitatori. Persino le transenne, ormai, sono spostate o divelte, e non presentano più divieti né avvisi. In diversi punti, non ci sono nemmeno ostacoli per chi voglia avventurarsi nella zona ‘instabile’ del parco: ho fatto un tentativo, e ho potuto rivedere dopo quasi vent’anni diversi scorci che erano ancora perfettamente impressi nella mia memoria.

 

Qua e là si notano alberi caduti (verosimilmente abbattuti più che crollati), fogliame sparso, lampioni fuori uso ed altri segni di un lungo letargo nell’abbandono. Ho percorso le viuzze lungo il perimetro fino a raggiungere il livello più basso della villa, dove tra le frasche si scorgono i resti di una colonna in pietra. Prima di raggiungere il belvedere, dal parapetto di un muro di cinta si avvista in lontananza un elegante gruppo di statue.

Si tratta del Parco di Villa Lucia, che un tempo, nel lontano Ottocento borbonico, era l’altra metà di un’unica area verde che includeva la Floridiana, comprata da Ferdinando IV di Borbone e chiamata così in onore della moglie, duchessa di Floridia. Da sempre luogo elettivo di regnanti e potenti, nel XX secolo Villa Lucia fu meta di diversi artisti e celebri architetti. Una parte del suolo apparteneva alla famiglia di Lamont Young, ideatore della celebre Villa Ebe, prima che venisse espropriata ai fini della costruzione della Funicolare di Chiaia.

 

Tra i confini del Parco di Villa Lucia ho ritrovato lo stesso gruppo di statue visibile dalla Villa Floridiana, insieme ad un’altra scultura poco più in basso. Procedendo la discesa, si passa sopra ad un elegante ponte alto 16 metri, anch’esso di origine ottocentesca. Non ho reperito notizie rispetto ad un tunnel naturale scavato nella roccia e ad un paio di cave tufacee: probabilmente ebbero diverse funzioni nel corso del tempo, servendo anche da rifugio durante le guerre.

Accanto all’importanza per i cittadini, s’intuisce il valore storico di un parco che necessiterebbe maggiore considerazione da parte degli enti preposti. Se la Villa Santa Lucia è sotto tutela perché compresa in un condominio di lusso appartenente a privati, la metà pubblica della Villa Floridiana langue ormai da troppi anni, pagando lo scotto di un immeritato disinteresse istituzionale.


Categoria: parchi pubblici
Stato: aree pericolanti, carenza manutenzione
Accessibilità: parzialmente inagibile
Zona: Napoli, Vomero
Estensione: 7 ettari
Aggiornamento: aprile 2021

Condividi su: