Intorno al palazzo nobiliare dei D’Ayala-Valva si estende per l’ampiezza di oltre 17 ettari un insieme di giardini e viali alberati che compongono nella sua interezza la Villa D’Ayala-Valva, una residenza nobiliare dall’indubbio valore monumentale, che non è propriamente abbandonata come la maggioranza dei siti da noi raccontati – ed anzi è visitabile previa prenotazione e acquisto di un biglietto – ma che meriterebbe di certo una maggiore attenzione e manutenzione, tanto più considerando l’estensione del parco circostante la dimora, la cui gestione è affidata a due sole persone. D’altronde, non sono in molti in Campania a conoscere questo palazzo settecentesco, la cui torre normanna ha persino origini medievali (da cui la dicitura di castello) e il cui parco è l’esito di diversi lavori di progettazione agraria e opere di giardinaggio: iniziati anch’essi nel XVIII secolo con il disegno originario dei giardini, furono poi sviluppati ed ampliati soprattutto nell’Ottocento per volere di Francesco Saverio D’Ayala. La stratificazione storica risale in realtà a molti secoli prima: il sistema di grotte (tra cui la più nota è la caverna dei mostri, così chiamata per le forme delle statue al suo interno) doveva in origine servire all’incanalatura delle acque e risalirebbe persino all’antichità romana. Oltre a quello antistante il palazzo, il parco della villa D’Ayala presenta all’ingresso un secondo giardino all’italiana, più piccolo, ma come il primo anch’esso ornato da diverse statue. Dopo il giardino iniziale s’incontrano lungo i viali la Cappella della Madonna di Filermo, il granaio, le cantine marchesali, il Coffee house e un tempietto neoclassico dedicato ad Apollo.
Ph. ©Luca Maresca
Nel perimetro complessivo del parco della Villa D’Ayala si nota una significativa varietà botanica: i suoi viali rettilinei disegnano una scacchiera irregolare e attraversano un “bosco ceduo misto, con una prevalenza di lecci, castagni ed aceri”. In altri punti non mancano “platani, aceri montani, laurocerasi; sono inoltre osservabili esemplari isolati di essenze, inserite probabilmente nell’Ottocento e con finalità ornamentali”. In questo labirinto prodotto dalla natura e dall’essere umano, le sculture disseminate nel verde sono il vero elemento distintivo: decine e decine di statue popolano i giardini come fossero l’ultima generazione di abitanti rimasta a sorvegliare la distesa naturale in cui si colloca la residenza. Spicca per plasticità ed espressività la raffigurazione bronzea di Diana con un cervo (prima foto).
Ph. ©Luca Maresca
Di particolare rilievo è il Teatrino di Verzura (seconda foto), dove l’intreccio geometrico di siepi di bosso disposte a palchi su diversi livelli simula in natura un anfiteatro romano: qui i busti marmorei fanno capolino dalla vegetazione, come seduti ai loro posti a contemplare lo spettacolo di un’immaginaria scena drammatica. Non meno interessante è l’emiciclo della bellezza (foto 3-11), una composizione semicircolare di sculture, per lo più a firma del fiorentino Donatello Gabrieli, che raffigurano, tra i vari soggetti, le Tre Grazie e le Muse, incarnazioni delle arti (poesia, musica, pittura, scultura, danza). Al di là del valore artistico, che lasciamo al giudizio e alla competenza degli esperti, è persino ridondante soffermarsi sul patrimonio monumentale offerto dal parco della Villa D’Ayala e dal palazzo stesso. Sebbene messa in condizioni di aprire al pubblico grazie ad alcuni interventi di tutela, non c’è dubbio che l’intera struttura meriterebbe un’attenzione particolare da parte delle istituzioni e una maggiore visibilità sul territorio. Per leggere l’articolo sul palazzo nobiliare della Villa D’Ayala-Valva cliccare sulla foto sottostante:
Si ringrazia il fotografo ©Luca Maresca per averci donato i suoi scatti, realizzati nel 2019.