L’importanza dell’Abbazia della Ferrara è sancita dalle informazioni storiografiche: è stata la prima badia cistercense del Regno di Napoli e tra le sue mura ha ospitato regnanti, politici ed esponenti illustri dell’apparato ecclesiastico: su tutti spiccano i nomi di Papa Celestino V, dell’imperatore Federico II di Svevia e del suo collaboratore Pier delle Vigne, ma qui dimorarono anche i cavalieri dell’ordine teutonico venuti dall’est, dopo aver incontrato, secondo la leggenda, l’ebreo errante.
Le fonti riportano anche la variante toponomastica di “Santa Maria di Ferraria”, fatto sta che il nome, nelle sue versioni leggermente differenziate, è riconducibile a quello di Giovanni de Ferraris, il religioso che fu artefice dell’edificazione dell’abbazia, eretta lungo la parte della via Francigena che da Roma giunge fino in Puglia. Questo edificio sacro vanta una storia quasi millenaria, visto che i lavori di costruzione terminarono nel 1179. Il culto venne consacrato allo Spirito Santo, il cui avvento era in quell’epoca profetizzato dai predicatori come una nuova era di rinascita spirituale per la Chiesa stessa, che avrebbe imboccato la via della piena rinuncia ai beni terreni. Eppure, dopo un periodo iniziale di splendore e rigore morale durato fino alla metà del XIII secolo, iniziò per l’Abbazia della Ferrara una lenta e lunga fase di decadimento, anche dovuta all’allontanamento dei suoi membri dalle norme morali della vita monastica, terminata poi con la soppressione definitiva nel 1807 (per ulteriori notizie storiche, visitare questo sito).
L’edificio sorge su un fianco del colle Castellone. L’avventore nota subito, sulla sua destra, che una parte del complesso badiale è stata restaurata e modernizzata, oltre ad essere ben chiusa. Gli spazi accessibili, tra cui una stalla, mostrano come, dopo la soppressione, l’abbazia sia stata utilizzata nelle funzioni di masseria. Su una parete esterna si scorgono iscrizioni alla rinfusa, apposte in tempi recenti per opera di maniaci dell’imbrattamento. Facendo un giro tra gli spazi verdi circostanti il corpo architettonico ristrutturato, si possono notare diverse mura, volte e arcate, in particolare i resti di un’antica chiesa che sono ormai ruderi archeologici.
Più di una sorpresa la riserva la cappella della Scala Santa, che pure è in condizioni strutturali precarie ed è sorretta da impalcature che ne impediscono il crollo. La prima scoperta inattesa è stata la presenza di pipistrelli, che hanno spiccato il volo al nostro arrivo, producendo il tipico effetto da mini-infarto che un’apparizione improvvisa può provocare. La seconda è stata la presenza di fiori e ceri, dovuta al fatto che la cappella non è del tutto abbandonata: anzi, l’affresco al suo interno, risalente al XIII-XIV secolo, è stato di recente restaurato tramite fondi privati.
L’immagine raffigura la sepoltura di Malgerio Sorel, un nobile feudatario della zona, oltre che falconiere di Federico II. Dopo la caduta in disgrazia, si rifugiò nell’Abbazia della Ferrara e vi intraprese la vita monastica. Accanto alla sua figura, l’affresco rappresenta la Beata Vergine Maria con il Bambino, San Benedetto e San Bernardo di Chiaravalle: quest’ultimo regge un libro su cui è impressa una dedica al defunto. Secondo alcune fonti, nel gruppo del dipinto è presente anche Celestino V.
[L’album completo dell’abbazia]
Tipologia: abbazia
Stato: prossima al rudere
Raggiungibilità: breve tratto a piedi
Dintorni: scarsamente abitati
Durata della visita: 90 minuti
Aggiornamento: maggio 2019