La caparbia resistenza della Chiesa del Monticello


Nel panorama rurale italiano esistono aree periferiche di campagna dove il verde non è intenso e lussureggiante, almeno non come lo immagina (o desidera) un abitante di città. Paesaggi che a colpo d’occhio si definirebbero persino “brulli”, ma che brulli non sono giacché vi cresce una vegetazione spontanea. Eppure lì la flora riverbera di quel colore paglierino vagamente smorto, o di un verde impolverato e secco, tipico delle vallate dove batte un sole impietoso. Su un simile sfondo, lungo il confine tra Vitulazio e Camigliano, in cima ad una duna (o “monticello”) di nemmeno dieci metri sbuca un edificio cromaticamente affine, logoro fino all’ossatura di pietra, che si confonde con la cornice naturale: sono i ruderi della Chiesa del Monticello, che nonostante gli anni di abbandono ancora resiste alla completa usura.

 

L’ultimo intervento architettonico sulla chiesa del Monticello risale al XVII secolo, mentre l’abbandono definitivo è avvenuto negli anni Sessanta del secolo scorso. I danni più gravi si registrarono durante la seconda guerra mondiale; nel 1943 la chiesa e i suoi dintorni furono inoltre teatro di un’orribile strage di militari e civili italiani da parte dei soldati nazisti. Fino alla dismissione, in ogni caso, la chiesa del Monticello è stata luogo di culto, riunendo anche abitanti delle zone limitrofe.

Visto dal retro, ad oggi, l’edificio neppure rassomiglia ad una chiesa: le forme scarne e squadrate dell’impianto architettonico ormai corroso dal tempo non trasmettono indizi precisi né stimoli invitanti. L’erba alta potrebbe anzi scoraggiare un giro completo e rimandare a casa il visitatore prima del tempo. Invece, raggiunta la facciata frontale, l’apertura senza porte lascia intravedere dall’interno l’azzurro intenso che dà colore all’unica navata, e che ancora preserva un’impressione di sopravvivenza.

Anche gli stucchi della cupola resistono in qualche modo all’usura, mentre il resto, incluso l’altare, è ridotto a ciottoli e macerie. Alle spalle dell’altare, nel piccolo abside si può ancora apprezzare un dipinto, che raffigura la Vergine del Rosario insieme ai santi Domenico e Nicola. Qualcuno vi ha lasciato due rose, l’ultima traccia di vita ancora visibile in questo luogo sacro oggi prossimo al disfacimento.

[Qui l’album Facebook con ulteriori fotografie]

Categoria: luoghi di culto
Tipologia: chiesa abbandonata
Stato: rudere
Zona: provincia di Caserta
Raggiungibilità: in auto
Dintorni: campagne
Durata: 20 minuti
Aggiornamento: gennaio 2021

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