DERIVE SELVAGGE – Per qualche tempo abbiamo messo da parte l’approccio narrativo delle derive, ma stavolta è il caso di ripartire dal racconto esperienziale: la chiesa della Madonna della Valle si erge sbilenca nel mezzo di un’area boschiva collinare e raggiungerla impone una scarpinata, a meno che non si disponga di un buon veicolo 4×4 che non teme i percorsi fuoristrada. Partito in escursione solitaria, ho lasciato la macchina a metà dello sterrato, prima che diventasse ripido e accidentato, e ho proseguito a piedi per circa un chilometro costeggiando il bosco. Una scelta preservativa (per l’auto) e naturalistica (per me) che però mi ha messo di fronte ad un prevedibile rischio: tra alberi e cespugli ho subito avvistato il voluminoso posteriore di un cinghiale mentre, per fortuna, il bestione si dileguava tra le frasche.
La chiesa della Madonna della Valle si trova nel territorio di Bonito, dove in passato sono stati segnalati diversi ‘allarmi-cinghiali’. Io che già avevo a curriculum un disguido con i suddetti suini zannuti, ho percorso il chilometro di sentiero con le orecchie aperte a mo’ di radar, captando tutti i possibili movimenti sospetti nella vegetazione ai miei lati. Paure infondate: erano solo piccoli animali, al peggio serpenti tremendamente velenosi, ma nessun suide.
IL VOLTO DELLA CHIESA – Raggiunta una breve deviazione che conduce direttamente dentro la selva, l’ho imboccata e dopo pochi metri di bosco mi si è parata davanti la facciata della chiesa, incorniciata dai rami degli alberi: le forme moderne, curvilinee e allungate sono insolite per un edificio sacro nostrano, e lo stato deteriorato e spoglio della facciata – per giunta piegata su un lato – la fanno assomigliare a un volto oblungo con occhi e bocca spalancati.
Il sagrato originario della chiesa è ormai sommerso nel verde, ammesso che abbia mai avuto un aspetto definito. Solo in seguito ho appreso che qui, sul lato frontale della chiesa della Madonna della Valle, s’innalzano alberi monumentali, ovvero uno o più cipressi di quasi 20m d’altezza. Ma anche che in un vicino campo coltivato, nel settembre del 2000, un contadino vide riaffiorare ossa umane: sembrerebbe che l’area intorno alla chiesa fu adibita a cimitero per le 200 vittime di un’epidemia di colera nel 1867 (cfr. C. Graziano).
IL MURALE D’AUTORE – L’interno dell’edificio, composto da un’unica navata, è completamente scarno e se ne possono osservare unicamente gli elementi perimetrali. Dell’altare non resta altro che la base in pietra, mentre nell’abside, al posto delle immagini sacre, spicca un maestoso murale a tutta parete, che raffigura un giovane bendato in preghiera con una donna incappucciata alle sue spalle. Al termine di un’intricata ricerca ho appurato che l’opera, intitolata Lady of Censorship (Nostra signora della censura), è del 2015 ed è a firma dell’artista sudamericano Carlos Atoche: la postura delle figure si ispira al gruppo di sculture acefale, conservate ai Musei Capitolini, raffiguranti l’ephedrismos, un gioco dell’antica Grecia.
Un altro murale meno elaborato adorna la parete curva di una cappella laterale: la presenza di questi dipinti anche in un luogo così isolato e marginale attesta la fama di Bonito come “paese dei murales” (nonché sede di uno dei più belli al mondo).
LA STATUA E LA FRANA – Se ad oggi questa bizzarra chiesa dal ‘volto umano’ è impreziosita da alberi monumentali e opere d’arte murale, un tempo vi erano invece conservati un medaglione in marmo raffigurante Giulio Cesare, marchese di Bonito nel XVII secolo, e una rara scultura lignea della Vergine chiamata anch’essa “Madonna della Valle”, altrimenti conosciuta come “Divina Pastora”. Entrambi i cimeli furono trasferiti altrove, nel 1977, a causa di un movimento franoso che investì gravemente la zona già nel dicembre dell’anno precedente. La struttura restò in piedi ma ne rimase danneggiata, per questo appare tutt’ora pendente. E pensare che nel 1962 in seguito ad un sisma era stata completamente ricostruita, e infine riaperta al culto solo nel ’72! Facendo i conti, la nuova parrocchia è rimasta aperta appena un quinquennio, prima di essere dismessa per i suddetti smottamenti e frane.
LA DIVINA PASTORA – Ma non è finita qui. In realtà la chiesa della Madonna della Valle – anche detta Sancta Maria in nemore (Santa Maria nel bosco) – è tra gli edifici più antichi del territorio di Bonito. L’origine è millenaria ma il susseguirsi, nei secoli, di disastri naturali, ne ha imposto molteplici rifacimenti, fino alla ricostruzione del ’62 attualmente visibile. La statua della Vergine è stata qui conservata fin dal 1779, ossia per due secoli, e attestava il culto della Divina pastora, importato nel Regno di Napoli dalla Spagna: sorse “nel 1703 in seguito alle meditazioni teologiche di un frate cappuccino, il venerabile Isidoro di Siviglia che affermò il nesso tra Gesù Buon Pastore e sua madre, a buon diritto chiamata da allora “La Divina Pastora” (E. Grieco).
Tale culto ha influenzato l’onomastica di Bonito, tanto che in quest’area è attestato il nome di battesimo Pastore o Pastora: anzi, proprio tra le sventurate vittime dell’epidemia di colera del 1867 figura il nome di Pastora Simonelli, deceduta a soli 26 anni. Un tragico episodio storico riemerso in superficie, forse, proprio a causa degli smottamenti del terreno. Così il cerchio si chiude.
Tipologia: chiesa abbandonata
Stato: rudere
Zona: provincia di Avellino
Dintorni: boschi
Durata: 30 minuti
Aggiornamento: aprile 2022