Una biblioteca, un’officina e 43 celle: secondo i documenti storici questa era la struttura originaria del convento di Santa Maria della Consolazione, edificato nel 1559 grazie ad una vera e propria ‘colletta popolare’ e su concessione di una famiglia nobiliare di proprietari terrieri salernitani, allo scopo di accogliervi i Padri Cappuccini. Il convento era abitato da soli 25 frati e, quanto a rigore ed essenzialità, ancora oggi sembra rispecchiare i principi di solitudine e penitenza tipici di quest’ordine mendicante francescano.
Le severe facciate esterne, piuttosto tetre nell’aspetto consunto, preannunciano un certo stato di degrado, e lasciano supporre che all’interno il convento non riserverà grosse sorprese sul piano dell’arredamento. Basta varcare la soglia, infatti, per ritrovarsi tra ambienti del tutto spogli: qualsiasi cimelio di valore o semplice arredo è stato chiaramente depredato.
Noi siamo entrati in un esiguo gruppetto, ma senza troppe difficoltà. Ci siamo presto dispersi, ognuno attratto da un corridoio buio, da una scalinata, da una curiosità o da una suggestione. Passeggiando in solitudine tra le stanze oscure e vuote, ci si incrociava al di qua e al di là di cancelletti di ferro chiusi a chiave, senza potersi raggiungere se non attraversando di nuovo porte e corridoi e scale. L’impressione era quella di trovarsi in un labirinto o in un’enorme escape room.
Le 43 celle, che dovevano essere i dormitori dei frati, sono tutte nella stessa ala dell’edificio, poste su tre corridoi divisi su altrettanti piani. Piccoli ambienti intermedi e disimpegni diversificano la struttura, ma è impossibile ormai distinguerne lo scopo, tra depositi, cantine e piccole camere a scopo votivo. Una delle due sale più ampie doveva essere l’officina o la biblioteca, ma per il resto non ci sono indizi, ad oggi, utili ad un occhio profano per ricostruire le funzioni originarie di questi spazi sgombri e avvolti nella penombra. Finanche la chiesa, preesistente al convento e disposta sul lato opposto rispetto ai dormitori, è quasi irriconoscibile: ovunque sono sparsi segni recenti di occupazione abusiva, persino l’altare è violato da un televisore ed altri oggetti d’uso comune, in un bizzarro accostamento di sacro e profano.
Ben più distinguibile è invece l’apparenza delle prigioni, che rivelano il periodo di conversione del convento in carcere femminile, ovvero quando, nel 1886, i Padri Cappuccini vennero allontanati e la funzione religiosa fu definitivamente soppressa. Se non bastassero le porte in metallo ai lati dell’ampia anticamera, è un’iscrizione sul muro da parte di una detenuta a testimoniare la presenza di un carcere femminile in questo ex convento. Il penitenziario è rimasto attivo fino agli anni Ottanta del secolo scorso, prima che la struttura venisse completamente abbandonata.
Fin dal decreto napoleonico del 1807 si iniziò a confiscare gli immobili ecclesiastici per riadattarli ad altri scopi, per lo più industriali o militari, avviando un processo trasformativo che segnò la storia di quasi tutti i complessi religiosi presenti in Campania.
Per gran parte del XX secolo, ovvero fino a poco più di trent’anni fa, l’ex convento di Santa Maria della Consolazione rappresentò il complemento femminile delle carceri di S.Antonio, prigione maschile poco distante e similmente collocata in due ex conventi. Non è un caso, quindi, che il Complesso degli Edifici Mondo, un ‘villaggio sacro’ composto da ben cinque conventi ravvicinati, sia noto ai più come “complesso delle ex-carceri”. L’unico edificio sacro che scampò alla conversione fu la vicina chiesetta di San Filippo Neri, fondata proprio da quei Padri Cappuccini che abitarono per qualche secolo il convento adiacente (clicca qui per l’articolo sulla chiesa di San Filippo Neri e sugli Edifici Mondo).
Purtroppo, il destino che accomuna per intero questo gruppo architettonico è quello del degrado e dell’abbandono. In questi ultimi anni si è parlato di finanziamenti europei e la questione è divenuta un caso politico, ma tutto resta fermo e l’orizzonte che attende questi monumenti sacri, incluso il convento convertito in carcere femminile, sembra essere più cupo e tetro dei corridoi del convento dei Padri Cappuccini (qui l’album Facebook con altre foto del convento).
Tipologia: convento e carcere
Stato: degradato e spoglio
Zona: centro storico di Salerno
Raggiungibilità: a piedi
Dintorni: abitati
Visita: senza grossi rischi
Durata: 1-2 ore
Aggiornamento: febbraio 2020