Appena fuori dal centro abitato di Montesarchio, su una collinetta piuttosto desolata e scarsamente popolata, si reggono a malapena i ruderi di un edificio sacro, ormai ridotto a uno scheletro edilizio. Si tratta di un ex complesso conventuale: la preesistente chiesa fu eretta già sul finire del XVI secolo e dedicata a Maria SS. di Costantinopoli, quindi fu ampliata per volontà del principe locale Andrea D’Avalos (1618-1709) a scopo votivo, ossia per celebrare la fine della peste del 1656. L’effettiva consacrazione del nuovo convento avvenne nel 1687 ad opera del cardinale Virginio Orsini e successivamente il complesso ospitò frati dell’ordine dei cappuccini: per questo il Convento di Santa Maria di Costantinopoli è noto ai più con il generico nome di Convento dei Cappuccini di Montesarchio.
Dopo la soppressione degli ordini monastici e la confisca dei relativi beni immobili (XIX secolo), un destino comune a tutti gli edifici analoghi del territorio, il Convento di Santa Maria di Costantinopoli fu convertito dapprima in caserma militare; quindi, in epoca fascista e più precisamente nel 1926 divenne una colonia estiva intitolata al politico Clino Ricci (Paduli, 1898 – Napoli, 1924), conosciuto per essere colui che portò il fascismo in terra sannita (sul blog Paduliamarcord è possibile vedere una fotografia d’epoca della colonia: link). Durante la seconda guerra mondiale i locali del convento furono adoperati come ospedale militare, prima che l’immobile venisse definitivamente abbandonato.
L’ex Colonia Pedemontana Clino Ricci aveva una facciata chiara ed essenziale, di cui oggi non c’è alcuna traccia: è stata completamente corrosa dal tempo. Né si notano, all’interno della struttura, residui della caserma o dell’ospedale. Piuttosto, la scarna carcassa che appare allo stato attuale ha ripreso le forme iniziali del Convento di Santa Maria di Costantinopoli.
Di certo conforme alla pianta originaria del convento è il piccolo chiostro quadrangolare con porticati ad archi a tutto sesto, al cui centro è ancora integro e visibile il pozzo. Su un lato si trovano due sale che potevano essere un refettorio e una biblioteca. Sul lato opposto, una porta conduce nell’antica chiesa: all’interno dell’unica navata sopravvivono solo le macerie di due altari laterali e dell’altare centrale, sovrastato dal pezzo superiore di una cornice lignea distrutta.
Visto lo stato precario in cui versa, non è semplice immaginare un recupero di questo edificio sacro. Qua e là ci sono segnali di un’iniziativa interrotta di lavori di restauro: è forse la prova di una rinuncia definitiva a salvare questo convento dall’oblio.
Altre foto del convento sono a questo link
Tipologia: chiesa e convento
Stato: degradato
Zona: Beneventano
Dintorni: poco abitati
Accessibilità: non semplice
Visita: sconsigliata
Durata: 30 minuti
Aggiornamento: marzo 2023