Il tramonto della elettrocartiera, la fabbrica bifunzionale


Poco prima del crepuscolo, in un pomeriggio intenso e fitto, raggiungiamo l’ultima tappa di un percorso irpino ricco di spunti, e parcheggiamo l’auto tra frasche e zanzare, soprattutto zanzare. Molte zanzare. Troppe zanzare. Era prevedibile: la zona è fluviale, e infatti quella che ci attende mezza inghiottita dalla vegetazione è un’antica cartiera e centrale idroelettrica abbandonata, sorta nei primi anni ’20 del Novecento per iniziativa di un imprenditore toscano.

Elettrocartiera del Sabato Pratola Serra

Lo stabilimento prese il nome inusuale di elettrocartiera, riportato nella dicitura ufficiale di “Società Anonima Elettrocartiera del Sabato”. L’energia idrica del fiume Sabato, infatti, alimentava questa fabbrica di carta, che allo stesso tempo era in grado di convertire il moto fluviale in energia elettrica, fornita all’intera comunità. Tutto ebbe fine quarant’anni più tardi, ovvero quando le imprese del settore furono nazionalizzate e assorbite dall’Enel.

L’erba alta e i cespugli che circondano l’elettrocartiera abbandonata ospitano innumerevoli specie di insetti, più o meno rare, alcune forse scoperte da noi in quel momento (o per caso risulta già censito dagli entomologi un filamento bianco volante?). Un sincero piacere fare la conoscenza di tutte queste bestioline, una dopo l’altra, man mano che ci avviciniamo all’edificio. Finalmente siamo dentro, all’ombra, ma non è finita: qui regnano incontrastate le zanzare. Per scattare una foto bisogna sbrigarsi in pochi secondi, se non si vuole uscirne pieni di bubboni. Così, sacrificando porzioni di pelle, riusciamo a catturare qualche immagine stabile.


I motti fascisti impressi sulle pareti sono echi degli anni in cui si è sviluppata l’attività dell’opificio e recitano impietosi le regole ferree del lavoro in fabbrica. Uno in particolare è ancora leggibile per intero:

“Coloro che io preferisco sono quelli
che lavorano duro, secco, sodo, in obbedienza
e possibilmente in silenzio”.

Sul piano architettonico l’edificio è ancora una meraviglia, ma all’interno conserva ormai ben poco e la struttura appare in lenta decomposizione. Si notano solo alcune vasche in pietra, il resto è crollato o è stato portato via.

Il tramonto ormai sopraggiunto impreziosisce le ultime fotografie che ritraggono l’Elettrocartiera del Sabato, chiudendo la nostra seconda visita ad una fabbrica storica di questo settore, dopo la cartiera Milano di Amalfi.

[Altre foto sono sulla nostra pagina Facebook]

Non ci resta che allontanarci in fretta, prima di diventare spiedini per insetti ematofagi. Ma, come nei peggiori film dell’orrore, l’ultimo pericolo si annida davanti alla via d’uscita: la macchina è totalmente ricoperta da decine, forse centinaia di zanzare, presumibilmente attratte dal calore del metallo surriscaldato. C’è il lieto fine: in qualche modo siamo ripartiti e ne siamo usciti pressoché indenni.


Categoria: archeologia industriale
Tipologia: cartiera/centrale idroelettrica
Stato: abbandonata, quasi un rudere
Zona: Valle del Sabato
Dintorni: natura
Accessibilità: agevole
Durata della visita: 20 minuti
Aggiornamento: luglio 2020

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