Un miraggio tra i container: la Casa del Portuale


La Casa del Portuale non è un edificio del tutto abbandonato: solo il primo piano è chiuso e inutilizzato; in settimana la struttura – anche detta Casa dei lavoratori portuali – accoglie operai del porto e marinai che vi trovano ristoro, mentre i piani più alti ospitano alcuni uffici. Tuttavia, è di certo un’opera architettonica per lo più sconosciuta ai napoletani (ma non ai turisti!) ed è dislocata in un’area piuttosto desolata: nel grigiore del porto, tra capannoni, container e cantieri, alle spalle del quartiere Mercato di Napoli.

 

NOTIZIE – Quest’opera dagli evidenti tratti eversivi e ‘utopistici’ appartiene all’architetto napoletano Aldo Loris Rossi: la realizzazione del progetto è datata tra il 1968 e il 1980 e l’aspetto esteriore ricorda da vicino, seppur in piccolo, un’altra sua creazione, vale a dire il complesso residenziale “Piazza Grande”, in zona Ponti Rossi di Napoli.

Le soluzioni formali ‘allusive’ sembrano voler infrangere i criteri razionalistici e funzionalistici ancora in voga in Italia negli anni ’70, mentre la creatività del disegno entra in contrasto con la rigorosa e piatta edilizia marittima. Eppure, la dura spigolosità dei blocchi di cemento di questo edificio lo avvicinano in parte al brutalismo e alcuni elementi architettonici assorbono proprio le linee del contesto edilizio circostante. Non è casuale, vista l’ubicazione e la funzione dell’edificio, che la facciata angolare sul lato strada ricordi da vicino la prua di una nave.

DERIVA – Siamo ritornati una seconda volta al Molo Pisacane per ‘prolungare’ la nostra precedente esplorazione (clicca qui per il nostro articolo sul porto di Napoli), che si era fermata qualche centinaio di metri prima della Casa del Portuale, ma soltanto per un erroneo calcolo delle distanze. Una sfortuna, perché ci siamo tornati di sabato, ossia in un giorno in cui questo edificio dalle forme anticonvenzionali resta chiuso. Ci è servita, quindi, una terza visita per vederne finalmente gli ambienti interni, di certo non meno inusuali dell’architettura vista dal di fuori.

Entrando, si scopre che le sale sono ben più colorate rispetto all’austero cemento delle facciate esterne, ma ugualmente bizzarre nell’organizzazione dello spazio. Superfici sospese, fonti di luce ricavate da fenditure nelle pareti e da larghe vetrate, arredamenti anni ’70 e, in generale, soluzioni che talora ricordano gli interni delle navi, talora suggeriscono persino le forme di un’astronave.

 

Durante la seconda delle tre visite al porto, abbiamo incrociato A., un simpatico signore che, dopo due chiacchiere di conoscenza, ci ha mostrato una vecchia foto color seppia raffigurante suo padre, insieme ad altri imprenditori: con orgoglio ci ha raccontato come il suo genitore sia stato tra i promotori della costruzione della Casa del Portuale. (il sito TempoStretto riporta ulteriori testimonianze storiche). Infine, A. ci ha spiegato che l’edificio si è prestato anche per le riprese di alcune pubblicità e di una nota serie TV, e solo mesi dopo abbiamo riconosciuto l’edificio nella serie “Gomorra“, nella quale rappresenta un nuovo aeroporto campano costruito da Gennaro Savastano.

 

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