La fabbrica di ovatta e i suoi macchinari vintage


Industria medicazioni: è il primo e l’ultimo indizio che abbiamo trovato su un cartone gettato al suolo, dopo aver messo piede in una piccola fabbrica abbandonata nei dintorni di Scafati. Oggi, mentre raccontiamo di questa visita risalente a qualche mese fa, brancoliamo nel buio come allora, forti della sola congettura che si trattasse di una piccola azienda tessile di prodotti destinati alle medicazioni domestiche [in parole povere: ovatta, come suggerito da una nostra lettrice!].

Successive verifiche topografiche e censimenti delle aziende (attive o dismesse) della zona non hanno prodotto risultati: neppure una minima indicazione che potesse chiarire quale fosse il settore di mercato di questo bizzarro stabilimento. Tutt’ora l’ipotetica ‘industria medicazioni’ conserva i grossi macchinari originari, essi stessi non identificabili ai nostri occhi profani, pertanto di nessun aiuto per qualsiasi ulteriore deduzione. Quel che è certo è che tra cilindri dentati, rulli e nastri zigrinati, grosse valvole e dischi, e persino camere dotate a chiusura ermetica con tanto di manubri circolari, questo opificio ha esercitato un misterioso fascino durante il nostro breve giro tra le apparecchiature.

 

Un ultimo piccolo indizio lo suggerisce il grado di sviluppo tecnologico delle attrezzature, che a prima vista non sembrano di ultimissima generazione: supponendo che si tratti di macchine vecchie di qualche decennio, si potrebbe collocare il fallimento dell’azienda negli anni Novanta del secolo scorso.

Nulla a confronto con il tuffo nel primo Novecento che ci ha concesso la visita alla cartiera Milano, ma forse proprio lo stile vagamente vintage dei macchinari qui contribuisce a creare un’atmosfera accattivante dalle sfumature quasi steampunk. Tra pulsantiere e controller, ingombranti intrecci di tubature metalliche, grossi bottoni di azionamento e lampadine di diversi colori, non mancano di certo gli spunti.

 

È probabile che i dubbi sulla non meglio definita industria medicazioni resteranno insoluti, e che questo piccolo opificio rimarrà tra i fossili senza nome dell’archeologia industriale. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare i cancelli aperti e ci siamo brevemente affacciati, ma solitamente gli ingressi sono chiusi e difficilmente qualcuno, passando, potrebbe farsi venire in mente di fermarsi a guardare. Non stupisce, quindi, che non ci sia alcuna notizia o fotografia in rete; d’altronde il nostro contributo difficilmente influirà sulle malinconiche sorti di questa fabbrica.

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Categoria: edificio fantasma
Tipologia: opificio
Stato: dismesso
Zona: Scafatese
Raggiungibilità: ciglio della strada
Dintorni: scarsamente abitati
Accessibilità: normalmente chiuso
Visita: sconsigliata senza mascherina
Durata: 30 minuti
Aggiornamento: maggio 2019

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