‘Trappeto’, il rione disabitato di Montecalvo Irpino


Una passeggiata all’interno dell’abitato di Montecalvo Irpino, paesino situato tra le montagne sannite, può rivelare ad ogni angolo edifici di pregio storico e ormai abbandonati, come la malmessa villetta nobiliare di via Pappano (nella foto sottostante: balconcino sormontato dallo stemma di famiglia), o il più noto Palazzo Caccese, edificato nella seconda metà del Seicento, oggi chiuso e in disuso.

 

Una passeggiata, tuttavia, per noi non proprio agevole: ci è toccata la (mala)sorte di scegliere l’unica domenica dell’anno in cui Montecalvo è stata teatro di una corsa di motocross di richiamo nazionale. Il risultato, una folla inattesa e motociclette che spuntavano all’improvviso da ogni lato. Per fortuna, però, la nostra vera meta era come d’abitudine fuori dalle rotte principali: eravamo diretti verso il “Trappeto“, rione che fu l’originario nucleo abitativo di Montecalvo Irpino, abbarbicato su un crinale dell’altura e in un’area del paese pressoché deserta.

La scalata a piedi ha incluso il passaggio davanti ad un altro esemplare, ben più moderno, di abbandono: una classica ‘incompiuta’ brutalista degli anni del boom edilizio italiano, che avrebbe dovuto essere la nuova sede del Comune di Montecalvo Irpino, e che invece è rimasta come ingombrante presenza di nudo cemento. Poche decine di metri più avanti si raggiunge la cima dell’altura e la fine del paese, dove, più in basso rispetto alla Chiesa del Carmine, terminano anche le ultime case del fu rione “Trappeto”. Si discende un vicoletto, e ci si ritrova nel mezzo di un borgo abbandonato dall’apparenza molto antica.

 

Dopo aver dato una sbirciatina in una casa, limitandoci all’angusto piano terra ricolmo di oggetti, poco più su abbiamo visitato un’abitazione a due piani, dove l’insolito benvenuto sulla porta d’ingresso è dato da una targa “Pepsi-Cola” (qui tutte le foto). Proseguendo tra le intricate viuzze che s’insinuano in mezzo alle abitazioni diroccate, si raggiunge quindi un lungo vicolo, dritto dritto, sul quale abbiamo ritrovato la bottega di un artigiano e, verosimilmente, la sua dimora (in basso le foto scelte, qui tutte le altre).

 

Avvicinandosi al cuore del Trappeto, si notano le abitazioni rupestri ricavate direttamente nel tufo e nell’arenaria, scavi che ricordano i più celebri omologhi materani e che rivelano l’origine preistorica di questo sito (secondo alcuni studi occorrerebbe risalire al Neolitico, se non addirittura al Paleolitico Superiore). Quando la peste del 1656 svuotò il vicino feudo di Corsano, queste grotte ne accolsero i profughi e ad esse si aggiunsero ulteriori rifugi e abitazioni, accrescendo la popolazione di Montecalvo Irpino. Nei secoli successivi furono costruiti intorno alle caverne nuovi edifici, formando il nucleo abitativo oggi ancora visibile (il nome “Trappeto” è di derivazione greca e denota la presenza di frantoi per la produzione d’olio). Un calendario che abbiamo ritrovato in una casa reca la data 1987: è probabilmente questo l’anno del definitivo spopolamento di queste case oggi diroccate.

 

Il percorso dentro l’antico Trappeto si fa man mano sempre più inagibile per la vegetazione spontanea ed altri ostacoli naturali. Risalendo a livello strada, altre case abbandonate fanno da confine tra il vecchio e il nuovo. In questa zona liminale, diverse pareti degli edifici sono ‘morsicate’ o crollate. La porta gialla della foto si apre direttamente sul panorama; un parapetto regala una vista complessiva del Trappeto, che resiste aggrappato su un lato del monte. Poi la strada prosegue verso la Montecalvo abitata e rimessa a nuovo, dove qualche altra vecchia dimora o bottega è stata risistemata per lo spettacolo turistico. Infine si rimette piede nella parte viva del paese, dove noi abbiamo dovuto riaffrontare, non senza qualche apprensione, le apparizioni improvvise delle motociclette in gara.

Risaliti in auto, abbiamo lasciato Montecalvo Irpino e raggiunto le vicine Bolle della Malvizza: uno scenario inconsueto per noi che cerchiamo, di solito, ‘spazi umani’ marginali, ossia opere architettoniche abbandonate; in questo caso, si è trattato invece di un’opera della natura, di certo non comune e non troppo nota. Per chi non le conoscesse, a questo link abbiamo pubblicato qualche fotografia.


Categoria: borghi abbandonati
Tipologia: rione fantasma
Stato: case diroccate, ruderi, grotte
Zona: Irpinia 
Dintorni: abitati
Visita: libera
Durata: 90-120 minuti
Aggiornamento: maggio 2021

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