Castello del Matinale, una macchina da guerra federiciana


ALTRE DERIVE – Sebbene l’autunno sia arrivato carico di pioggia, il connubio che ho sperimentato ultimamente tra ciclismo e urbex sta funzionando bene e non vorrei abbandonarlo, per cui, dopo qualche indugio, decido di fidarmi delle previsioni meteo che segnalano un miglioramento. Partiamo in tre e puntiamo verso il nord della Campania, per raggiungere la meta di giornata: Il castello del Matinale a Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello in provincia di Caserta. Il vento è freddo ma procediamo rilassati, e dopo poco più di un’ora siamo ai piedi della collina. Ci toccano ancora sette tornanti in salita, altri venti minuti di pedalata ed è fatta.

Eccoci. Lo spettacolo del castello che improvvisamente si innalza tra gli ulivi è sorprendente.

Castello del Matinale

STORIA – Il Matinale è un castello di origine sveva ma fondato probabilmente su una più antica roccaforte longobarda fatta costruire da Rudovaco. Prende il nome dallo sperone roccioso su cui la fortezza sorse, appunto la “Matina”. Fu eretto da Tommaso II D’Aquino, conte di Acerra, in occasione delle sue nozze con Margherita II di Svevia, figlia naturale dell’imperatore Federico II, intorno al 1247, allo scopo di controllare tutta la vallata di Suessola e i collegamenti verso il Sannio. Il castello ha un impianto planimetrico fondato sul quadrato, con quattro torri angolari più una quinta mediana a guardia di una “pusterla (porta secondaria posteriore). Queste sono orientate verso i punti cardinali con uno scarto di 23°, cosa che fa in modo che nel giorno del solstizio d’estate il sole sorga proprio sulla facciata sud-est, in asse col bel portale ogivale, realizzato in blocchi di calcare e “chiave d’arco” in granito.

La forma delle torri, soprattutto alla base, segue un disegno ben preciso che permetteva di difendere anche i lati ciechi, colpendo gli assalitori dalle feritoie poste ai lati delle torri contigue, prefigurando così di qualche secolo l’invenzione del bastione difensivo. Il castello del Matinale era una perfetta macchina da guerra, eppure fu abbandonato non molti anni dopo, poiché strategicamente perse di importanza, ed è per questo che è giunto fino a noi senza troppe manomissioni e modifiche, consentendoci di leggere facilmente l’impianto iniziale e capirne le strategie progettuali. Nel corso dei secoli fu utilizzato anche come ricovero dai contadini e cava di pietre intagliate, mentre nel 1799 vide le truppe napoleoniche del generale Championnet accamparsi al suo interno durante le vicende della Repubblica Napoletana. Successivamente all’Unità d’Italia divenne rifugio di briganti e in ultimo nel 1943 fu sede dei comandi della Quinta e Settima armata delle truppe alleate.


ESPLORAZIONE – Ad oggi, dopo aver varcato il portale, la corte interna si presenta pressoché spoglia e priva dei volumi che la completavano, distrutti dall’abbandono, dall’incuria, dai terremoti, e anche dall’utilizzo del castello come cava di pietra.
Pochi sono gli ambienti riconoscibili. A sinistra dell’ingresso c’è un enorme ambiente parzialmente seminterrato e coperto da volta a sesto acuto. È raggiungibile attraverso una ripida gradonata che si apre direttamente sulla corte. La volta intermedia è crollata causando l’unificazione di due ambienti un tempo sovrapposti. Accanto a questo, un secondo ambiente simile conserva però ancora i due livelli. Da qui è possibile accedere alla base della torre sud, dove resiste parte della pavimentazione in pietra. Al di sotto di essa c’è una delle tante cisterne presenti nel castello, alle quali bisogna prestare molta attenzione a causa dei fori d’accesso che si aprono sparsi in vari luoghi.

Ritorniamo alla corte e, arrampicandoci per un primo tratto una scala parzialmente crollata, saliamo nella torre est. Nel primo livello si trova ciò che resta di un grosso camino e una latrina ricavata nello spessore murario, piccoli confort per i soldati di guardia. Da qui, dopo un’altra piccola scalata attraverso una breccia nella parete, si riesce a raggiungere una stretta scaletta dai gradini consumati, che conduce al piano superiore. Vi sono tracce di un secondo camino, e in più alto, un’apertura per salire sulla copertura. La scala che raggiungeva il varco è ormai crollata, ma arrampicandosi sulla muratura per pochi metri è possibile vedere il passaggio che conduceva in sommità.


Il tempo è migliorato e la vista da quassù è spettacolare, e ci si rende conto dell’importanza strategica di questa posizione. Ritornati sui nostri passi, continuiamo altrove l’esplorazione, ma purtroppo nella corte sono molte le parti crollate e coperte dalla vegetazione. Prima di abbandonare il castello del Matinale, però, dopo un po’ di arrampicata e qualche balzo, raggiungo uno dei pochi ambienti la cui funzione è facilmente individuabile. Ci sono tracce di un forno e di una grande cappa di copertura, probabilmente qui erano situate le cucine del castello, con sotto di esse, l’immancabile cisterna, visibile dal foro che si apre al centro del pavimento. Un altro passaggio affaccia sull’enorme ambiente in cui è crollata la volta intermedia che faceva da pavimento a questo livello. Completiamo l’esplorazione facendo un periplo delle mura, e sulla facciata di nord-est notiamo un finestra bifora in calcare bianco scolpito. L’unica concessione estetica esistente all’interno di una perfetta macchina da guerra.

di Gino Scarpato
[qui l’album completo]


Categoria: castelli
Tipologia: fortificazione
Stato: rudere
Zona: Casertano
Dintorni: isolato
Raggiungibilità: a piedi
Accessibilità: cancelli lungo il percorso
Visita: diversi punti pericolanti o insidiosi
Durata: 30-45 minuti
Aggiornamento: settembre 2020

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