Le sale affrescate e le due torri del castello di Maddaloni


Gli esperti di trekking probabilmente riderebbero beffardi delle fatiche dei camminatori occasionali, ma va detto che raggiungere il castello di Maddaloni non è propriamente una comoda passeggiata di piacere. Partendo dal centro storico e inoltrandosi lungo le salite di via Sambuco o via Fabio Massimo, tocca poi percorrere il sentiero detto via Castello e infine avventurarsi su uno sterrato ghiaioso e obliquo, appena visibile nella macchia mediterranea: meglio evitare i tacchi alti o le suole lisce e scivolose; se il sole picchia, una borraccia è d’obbligo. Insomma, la visita al castello bisogna letteralmente sudarsela.

Questa sorta di arrampicata di penitenza appare come una vera e propria via crucis, tanto più dove il sentiero è segnato da tre croci in legno (qui altre foto), poco prima del punto in cui comincia a sfaldarsi e inclinarsi in pendenza. Le tre icone forse preannunciano, al di là della torre superiore del castello e a circa un chilometro di cammino, il Santuario di San Michele e Santa Maria del Monte.

 

La torre superiore è piuttosto distante dalla fortezza, collocata più in alto e orientata verso nord: anche detta “castelluccio”, svolgeva una funzione difensiva, ossia forniva una postazione di guardia dal lato delle colline del Sannio. Gli unici resti delle mura di cinta in pietra tufacea (foto) corrono sul versante nord-ovest, e conducono fino all’altra torre, più massiccia e più prossima al castello, posta invece a sud e affacciata sul borgo antico di Maddaloni. Questo torrione cilindrico, noto come  “Torre Artus“, risale alla fine del XIV secolo e svetta imperioso sul lato meridionale della fortificazione*. Il nome è dovuto a Carlo Artus d’Angiò che, divenuto feudatario della zona, lo fece costruire per consolidare le difese del castello.

 

L’unico accesso percorribile che porta al corpo centrale dell’intera fortificazione è una breccia nella cinta muraria: sorpassata questa, si giunge in un’area alberata, pacifica e ombreggiata, che tra i ruderi in pietra di antiche costruzioni costeggia il portale del castello di Maddaloni. Il corpo centrale è costituito da una torre rettangolare, alta più di venti metri (foto). Su un lato si accede alla parte abitabile che si sviluppa su due livelli, ma il secondo piano è ormai del tutto inagibile a causa di diversi ed evidenti crolli.

Procedendo con cautela si può mettere piede nella corte, guardarsi intorno e ammirare le facciate esterne e le rovine di una struttura difensiva risalente al periodo normanno, ovvero all’XI o XII secolo. La fortezza, collocata a 170m di altitudine, ha origini ben più antiche che rimandano persino all’epoca romana, quando il borgo fortificato era menzionato come castrum di Meta Leonis, nome latino di Maddaloni (per maggiori informazioni storiche consigliamo questo sito).

 

L’unico momento di contemplazione ‘quasi turistica’ che è concesso al visitatore di questo rudere segue l’accesso, con le dovute attenzioni per lo stato malridotto dell’edificio, alle ampie sale del piano terra. Passando sotto ad archi a tutto sesto e superando un ambiente in penombra, si giunge in uno spazioso e luminoso salone affrescato, recante gli stemmi delle famiglie reali e nobiliari che hanno popolato il castello di Maddaloni. Nelle più piccole sale adiacenti, altri dipinti ed emblemi raffigurano le ultime tracce sbiadite della storia della fortezza. Nei sotterranei invece erano ubicate le cisterne, ma diversi crolli rendono precaria la stabilità di solai, scale e passaggi (a questo link le foto dei sotterranei).

 

Tra le mura del castello di Maddaloni si sono succeduti sovrani e casate nobiliari: con Ruggero il Normanno si ebbe una prima fase di splendore, mentre si è già detto della famiglia d’Artus; nel XV secolo subentrarono i Caracciolo, quindi i Marzano, ma nel 1460, sotto il dominio aragonese, un incendio avviò il lento declino del castello, progressivamente abbandonato e disabitato. Nel corso del Settecento e Ottocento la fortezza riuscì comunque ad ospitare personaggi del calibro di Papa Benedetto XIII e i Borboni, infine nel 1821 la proprietà passò alla famiglia de’ Sivo, che dopo alcune ristrutturazioni ne fece una tenuta di caccia.

Questa è l’ultima presenza documentata, dopodiché il castello è andato nuovamente disabitato, riducendosi con il passare del tempo allo stato di rudere. Le vicine cave di ghiaia, come lamentano diversi siti web locali, non hanno certo contribuito alla salvaguardia di questo patrimonio storico (foto album Facebook).


* Dalla torre sud parte un video che abbiamo girato e pubblicato sul nostro canale YouTube.

Categoria: borghi e castelli
Tipologia: fortificazione
Stato: rudere
Zona: Casertano
Dintorni: pendio panoramico
Raggiungibilità: a piedi
Accessibilità: libera
Visita: piacevole
Durata: 45-60 minuti
Aggiornamento: novembre 2021

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