Sulle sponde del fiume Tanagro, chi guidasse verso sud e tra Pertosa e Polla decidesse di sostare per una pausa naturalistica, potrebbe scorgere un vecchio edificio diroccato, affacciato sull’acqua in una valle chiamata Fossato di Maltempo. Un velo d’incertezza ricopre questa affascinante e agonizzante palazzina a due livelli: soltanto gli abitanti della zona oppure esperti di impianti idroelettrici possiedono risposte certe. Sulle mappe online è segnalato come semplice mulino, ma le sembianze e la storia della struttura necessitano una ricostruzione meno sommaria: è anzi legittimo ritenere che l’edificio, almeno nella seconda metà del Novecento, fosse la casa di guardia della diga di Maltempo e ospitasse il guardiano con la sua famiglia.
PEZZI DI STORIA – Di questa idea sono il giornalista Pasquale Sorrentino, reporter attivo sul territorio del Vallo di Diano, e il videomaker Roberto Panzella, che dopo la nostra visita abbiamo interpellato in quanto conoscitori della zona. La conferma tangibile è a un centinaio di metri di distanza, dove è installata una diga ancora in funzione e ammodernata di recente, con annesso un impianto idroelettrico (non pubblichiamo foto per ragioni di privacy).
Questa valle fluviale è detta “Maltempo” proprio per le frequenti esondazioni del corso d’acqua in caso di intemperie, e sin dal Settecento borbonico è stata luogo di interventi di bonifica e costruzione di argini artificiali (fonte: Associazione Lilium Polla). Eppure, la palazzina abbandonata su una riva del Tanagro originariamente non aveva direttamente a che fare con le opere di sbarramento fluviale: l’edificio, ci ha spiegato l’architetto Costabile Cerone, “fu costruito negli anni ’20 del Novecento per la derivazione di alimentazione degli impianti idroelettrici di Pertosa”. Prima di divenire una casa di guardia, “era in origine un complesso molitorio: ospitava all’interno i meccanismi di due mulini per la macinazione dei cereali, mossi da ruote idrauliche” che sfruttavano l’energia idrica del fiume. Successivamente subì trasformazioni strutturali e funzionali, “anche perché con l’elettricità iniziarono ad essere impiantati i primi mulini elettrici a cilindri”.
DERIVE ‘FLUVIALI’ – La nostra deriva è stata piuttosto rocambolesca: abbiamo prima oltrepassato il ponticello che affianca l’edificio, arrancando tra cespugli e insetti d’ogni specie. L’unico ingresso per il piano superiore è però al di qua del ponte, esso stesso sbarrato da rovi e sterpaglie. Siamo tornati indietro e, accovacciandoci per insinuarci tra i fitti rami spinati, siamo finalmente riusciti a fare capolino nella casa di guardia. Tuttavia, dopo pochi passi siamo stati letteralmente assaliti dai nuovi inquilini della casa: un nutrito stormo di pipistrelli. Questi volatili notturni, si sa, si muovono all’impazzata e seguono traiettorie imprevedibili. L’impatto inatteso ci ha ricacciati indietro, ma al secondo tentativo la famiglia di chirotteri ci ha concesso una visita, tenendosi in disparte nell’ombra. Così abbiamo potuto fotografare il piano superiore, facendo anche attenzione ai solai gravemente compromessi e prossimi al crollo.
LA CASA DI GUARDIA – Con ogni probabilità è su questo piano che viveva il guardadighe: le piccole stanze abitabili conservano qualche oggetto domestico, e terminano in un’ampia sala con camino che doveva funzionare sia come soggiorno, sia come spazio di lavoro. Al piano inferiore, vecchie porte in legno chiudono piccole stalle per bestiame d’allevamento.
Nella sala adiacente, speculare al soggiorno superiore per ampiezza e posizione, si notano alloggi per turbine e segnali di alta tensione, che testimoniano l’elettrificazione della struttura. Sul pavimento però sono anche visibili i resti di una vecchia macina in pietra: segni della precedente fase in cui si sfruttava soltanto l’energia idrica. Alcuni vecchi registri nominali dimostrano che la casa del guardiano fosse anche un luogo di passaggio e di lavoro per gli operai della diga.
Le ultime carte rimandano agli anni ’80 del Novecento, ma nell’insieme il degrado dell’ambiente lascia supporre che l’attività di questo impianto sia cessata in precedenza, e che l’edificio negli ultimi anni sia sopravvissuto solo come abitazione del guardiano.
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VITA DA GUARDADIGHE – La vita di un guardiano della diga ha un che di romantico, se non altro perché “può trovarsi isolato e lontano da un centro abitato, in condizioni difficili per via dell’ubicazione dell’impianto e delle vie di comunicazione e deve lavorare con qualsiasi condizione meteorologica, anche con la più avversa” (progettodighe.it). Le sue mansioni vanno dai rilievi meteorologici a quelli sui dati idrometrici, fino alle verifiche sulle condizioni geologiche delle sponde e sull’efficienza della diga. Qui non è rimasta traccia di questo lavoro: la vecchia casa sul fiume è in lento degrado, ma per ora è affidata ad una famiglia di pipistrelli che si sono abusivamente appropriati delle stanze buie ed umide della dimora.
All’esterno, oltre il ponte e sotto l’erba si scoprono i binari della ferrovia dismessa Sicignano-Lagonegro, che proseguono fino alla vecchia stazione di Pertosa: l’abbiamo visitata subito dopo aver lasciato la casa di guardia della diga di Maltempo.
Tipologia: casa del guardadighe
Stato: molto pericolante
Zona: Vallo di Diano
Accessibilità: difficile
Durata della visita: 30-60 minuti
Aggiornamento: maggio 2021