La cronistoria recente è impietosa: un hotel abbandonato della Campania, già discutibile nelle soluzioni architettoniche originali, è stato deturpato e depredato, e infine è divenuto a tutti gli effetti un ecomostro in seguito ad un incendio doloso di qualche anno fa. Un cocktail di brutture che non consentirebbe più neppure una permanenza abusiva a chi avesse disperato bisogno di un tetto. Eppure, rimescolando gli ingredienti senza dover ricorrere a magie fiabesche, anche i mostri possono affascinare: i contorni fratturati, le macerie, le ceneri e i cocci di vetro e calcestruzzo di questo edificio fatiscente, all’ora del tramonto, si ricompongono in una forma nuova. Proprio al calar del sole abbiamo raggiunto l’ex albergo, che per la statua piantata nel mezzo della sua piscina abbiamo arbitrariamente denominato hotel delle quattro ancelle.
L’ultimo elemento ancora integro dell’arredamento di una volta è proprio questa scultura, la cui presenza solitaria dentro la piscina vuota, in un certo senso, accresce il senso di desolazione che ricopre la struttura ormai scarnificata. D’altronde è plausibile che la possibilità di una nuotata estiva fosse tra le principali attrattive dell’impianto ricettivo, dotato di una quarantina di stanze da letto, un ristorante con pizzeria e una sala ricevimenti adibita anche a sala da ballo. Fino agli anni ’90 l’attività ha prodotto i suoi frutti, prima di affrontare la chiusura, il degrado e infine le fiamme dolose. Oggi ne resta una carcassa bruciacchiata che già dall’esterno non promette un’esperienza confortevole e lussuosa.
Anzi, addentrarsi negli spazi coperti dell’hotel abbandonato significa lasciarsi immergere dentro uno scenario tanto più macabro per il buio del calare della sera (non mancavano pipistrelli nascosti ai piani superiori). Un invito a nozze per gli amanti dell’horror, che potrebbero riconoscere l’una o l’altra evocazione camminando tra le camere carbonizzate e cupe, i corridoi completamente avvolti nell’oscurità, o già osservando le lampade esterne deformate dal fuoco, al punto da assumere forme insolite e surreali. Tutti gli altri si ritroverebbero soltanto a passeggiare attraverso ambienti per lo più inquietanti e tristi.
La formula fascino della decadenza, masticata e rimasticata, è man mano divenuta il più banale dei cliché nelle retoriche sugli spazi dismessi e abbandonati. L’assunto non ha alcun valore assoluto, anzi: un rottame, osservato nella piatta oggettività della sua nuda essenza, non è altro che, appunto, un rottame. Scoprirvi una dimensione di gradevolezza esteriore è arduo, se l’occhio e l’oggetto si incrociano (dal vivo, poi in fotografia) lungo traiettorie ovvie, o per così dire, orizzontali. L’interesse estetico è invece l’esito di una combinazione, per lo più provvisoria e ‘diagonale’, tra questi due punti d’osservazione.
Così uno squallido albergo abbandonato, saccheggiato e sfigurato dalle fiamme, può di nuovo apparire nella sua veste più preziosa e ritrovare un’eleganza, seppur menzognera: con i colori del crepuscolo, tra le ombre che nascondono gli sfregi, riaffiorano soltanto i pochi residui di una bellezza forse mai esistita, ma che proprio in questa forma occasionale e postuma svela la propria legittimità.
Tutte le altre foto: album Facebook
Tipologia: albergo abbandonato
Stato: carbonizzato, rovinato, pericolante
Durata della visita: 2-3 ore
Aggiornamento: novembre 2021