Questa è probabilmente una esplorazione più unica che rara, poiché rispetto alle mie mete abituali non si tratta di un edificio antico: questa villa postmoderna abbandonata è un elemento alquanto singolare, dall’architettura affatto banale. Probabilmente non un capolavoro e dall’esito formale sicuramente discutibile, ma di certo è totalmente fuori dall’ordinario, soprattutto considerando la qualità architettonica dei dintorni che il più delle volte si limita a scimmiottare forme e caratteri del passato, senza però averne compreso la sostanza. Eppure, nel corso dell’esplorazione, all’entusiasmo per la scoperta si contrapponeva una qualche tristezza o malinconia, che non mi era ben chiara.
La villa, con un interessante impianto architettonico e ispirata chiaramente al linguaggio postmodernista, risale probabilmente agli ultimi decenni del secolo corso. Sicuramente è frutto di un progetto e una realizzazione impegnativi, eppure ciò non ha impedito che questa fosse abbandonata dopo, probabilmente, nemmeno 30 anni dalla costruzione. L’articolazione dello spazio interno è abbastanza complessa e con una doppia impostazione strutturale: cemento armato per il corpo che ospita la zona giorno, totalmente in acciaio invece la zona notte.
L’esplorazione è iniziata dal seminterrato, dove vi è una tavernetta dal gusto più rustico con una piccola cantina. Da qui una prima rampa di scale, quasi nascosta e buia, raggiunge il cuore della villa, dove avviene un’esplosione di luce. La zona giorno infatti si articola intorno a due grandi colonne centrali che dal piano terra raggiungono la copertura: da lassù grandi finestre provvedono ad illuminare lo spazio per tutta la sua altezza. Le due colonne, dipinte di giallo, sono sempre visibili interamente e una serie di scale si intrecciano intorno ad esse per raggiungere i vari livelli, sfalsati tra di loro in modo da generare un gioco di affacci e di prospettive sempre dinamico e vario.
Al livello principale vi è un salone a doppia altezza con ancora gli arredi in buone condizioni, in particolare una libreria in legno, un piccolo caminetto in mattoni e un terrazzo a livello che guarda verso il giardino d’ingresso, dove fa bella mostra di sé un enorme masso di lava. Un’altra rampa di scale che si dirige verso il retro conduce al patio coperto esterno, dove immagino che, intorno ad un secondo focolare, si svolgessero i pranzi all’aperto. Il patio si apre su una grande piscina, ormai dall’acqua cupa, nella quale si specchia l’intero edificio. Il patio è coperto dal corpo in acciaio di questa villa postmoderna, che si protende dal nucleo principale, ed ospita la zona notte raggiungibile da un duplice percorso.
Le camere da letto sono tutte dotate di bagni illuminati dall’alto e una in particolare è caratterizzata da un piccolo balcone, con una bella ringhiera modellata plasticamente che si affaccia direttamente sulla piscina. Nel gioco dei volumi si incastrano anche alcuni angoli più riservati, di certo adibiti a zone studio, relax e giochi. Dalla zona notte un’alta scala a chiocciola conduce al terrazzo di copertura, dal quale si gode un magnifico panorama e un bel affaccio sull’area della piscina. Vi sono anche diversi lucernari per illuminare i bagni sottostanti e tutto il volume centrale. A due pilastri che spuntano dal pavimento invece, si agganciano gli stralli d’acciaio che sostengono il tetto delle camere da letto orientate ad est.
Il progettista non limitò la sua opera al solo edificio, ma si occupò di progettare tutti gli arredi che rispecchiano anch’essi il gusto postmodernista in voga sul finire del XX secolo. Richiami di colore sono presenti un po’ ovunque, negli arredi, nelle piastrelle ed alcuni elementi di partizione dello spazio. L’abbandono sembrerebbe risalire a non più di una decina di anni fa, eppure gran parte degli infissi esterni sono stati trafugati, al contrario degli arredi che sono quasi tutti al loro posto. Ciò che però non ha distrutto la mano dell’uomo lo sta facendo marcire l’acqua, poiché a dispetto della giovane età di questa villa postmoderna, molti ambienti sono invasi da infiltrazioni piovane.
Anche se la villa è ormai abbandonata e le suppellettili presenti sono davvero poche, nel corso dell’esplorazione era come se si avvertisse ancora la presenza della famiglia che l’aveva abitata: dei piccoli gesti quotidiani, di qualcuno che si vestiva in una camera, di un altro che riposava in quella accanto, della mamma che chiamava i figli dalla cucina, mentre loro giocavano a nascondersi tra gli angoli ‘segreti’ della casa.
Forse questa sensazione è data proprio dalla “presenza” forte del progetto, ideato pensando alla vita della famiglia che in quegli spazi avrebbe dovuto vivere la propria esistenza, scrivere la propria storia. O forse è solo una visione deformata di chi è abituato a fare ciò nel progettare uno spazio, o forse ancora è per allontanare il dispiacere, la delusione, quella sensazione di sconfitta, il pensiero che nonostante l’impegno profuso nel progetto, gli entusiasmi e i sogni dei committenti e dell’architetto, tutto ciò si sia potuto infrangere in pochi decenni ed oggi apparire come una nave fantasma e senza equipaggio, alla deriva in balia del tempo.
di Luigi Scarpato
L’album completo della villa postmoderna a questo link.
Tipologia: villa
Stato: malridotta, priva di parapetti
Dintorni: poco abitati
Aggiornamento: gennaio 2021