Gioielli invisibili: la storica Villa Venusio vista da dentro


ALTRE DERIVE – Basta voltare lo sguardo, percorrendo una delle strade più trafficate di Mugnano, per vedere un vecchio edificio che, nonostante l’abbandono, risplende e conserva le sue forme grazie al tufo giallo dei Campi Flegrei. Così facile da vedere eppure così trascurata da chi non sa coglierne la bellezza, Villa Venusio rappresenta una vera e propria frattura storica del tessuto urbano di Mugnano di Napoli. Persino l’andamento della piazza antistante la villa sembra rafforzare questa ipotesi, andando quasi a scontrarsi con essa per poi diramarsi in due arterie stradali che si modellano seguendo, quasi accarezzando, le mura perimetrali della villa dei marchesi che da sole non bastano a celare e a rendere invisibile un vero e proprio gioiello architettonico.

Dalla strada si vedono la torre campanaria – che si erge a quasi diciassette metri di altezza – e le eleganti cornici in piperno delle finestre del piano nobile. Si vedono le arcate che aprono la scala principale al cortile, come la tradizione barocca napoletana impone.

 

Ma il vero tesoro di Villa Venusio si scopre solo all’interno, una volta varcata la soglia delle mura perimetrali. È superando il cancello principale, infatti, che si viene colpiti dallo splendore dell’edificio, la cui armonia e classicità delle forme si sposa perfettamente con i tratti dell’edilizia storica campana del Settecento.

L’impianto originario di Villa Venusio sembra risalire proprio alla fine del XVIII secolo. Secondo alcune fonti a realizzare l’edificio fu la famiglia Capece Minutolo, principi di Canosa. L’accesso principale alla residenza immette direttamente nella cappella gentilizia dedicata a San Biagio, che è un crescendo di bellezza architettonica. La prima parte, voltata a botte, appartiene alla struttura originaria della villa ed è stata adattata a cappella solo successivamente. Al suo interno si conservano ancora le maioliche che ornavano il pavimento, le cosiddette “riggiole”. Un arco a tutto sesto ribassato conduce nella seconda parte della cappella – coperta da un soffitto in finti cassettoni stuccati sopra un solaio in putrelle e laterizi – nata dal volere della famiglia Venusio che la fece realizzare, dedicandola al Santo Patrono di Mugnano di Napoli, San Biagio.

 

Il 14 ottobre 1872 avvenne la prima benedizione. È Vito D’Ardia ad effettuarla sotto commissione del Cardinale Riario Sforza, come testimonia l’incisione di una tavola in marmo ancora sita all’interno della villa:

OPUS PIETATIS
BENEDICTIONIS RITU PERACTO
EMINENTISSIMUS NEAPOLITANUS ANTISTES
XISTUS RIARIUS SFORTI
S.R.E PRESB. CARD.
HONETIFICENTIA VISITATIONIS SUAE
DECORAVIT ILLUSTRAVIT
V IDUS OCTOBRIS A.R.S. MDCCCLXXII

La benedizione definitiva della cappella ci fu nel 1882, per mano del Cardinale Guglielmo Sanfelice, come riportato anche nel volume XXIV della Santa Visita del 1881, conservato nell’archivio storico diocesano di Napoli.

L’organismo della cappella, a questo punto della sua costruzione, presenta una pianta rettangolare con tre altari, di cui due ancora visibili all’interno delle cappelle laterali delimitate dagli archi a tutto sesto, mentre il terzo è stato demolito per la realizzazione di un ulteriore ampliamento (1873) più grande e spettacolare, che ha creato il terzo e più elegante ambiente della cappella, il vero e proprio cuore della villa.

Proseguendo oltre la cappella è facile raggiungere la scala che conduce al sottostante ipogeo, nel quale erano conservate le tombe appartenenti ai membri della famiglia Venusio. Tra queste, quella di Raffaele Venusio, l’ultimo marchese, deceduto proprio tra le mura della residenza, le stesse che hanno visto la nascita di Emma, l’ultima marchesina della famiglia, attorno alla quale è stato costruito un vero e proprio mito fatto di aneddoti e leggende. Voci di popolo, infatti, narrano che la marchesa Emma sia convolata a nozze con Luigi Sbano, il barbiere di suo padre, e che i due abbiano contratto matrimonio nonostante l’opposizione del marchese Raffaele. L’unione non fu delle più fortunate, i loro diverbi e i loro litigi erano sotto gli occhi di tutti. La vicenda sopravvive in un detto tutto mugnanese e dinanzi ad una coppia in litigio qui si suol dire ancora: “Sembrano la marchesa e suo marito”.

 

La scala ‘a collo d’oca’ del cortile sul retro dell’edificio, il vano scala che è un susseguirsi di volte a botte rampanti e volte a vela dai toni sgargianti dell’azzurro e del giallo, l’auto Balilla degli anni ’20 abbandonata al piano terra, o la torre campanaria, sostenuta ormai solo da due putrelle, quasi a voler simboleggiare una volontà di resistere alla gravità, all’incuria e al passare del tempo, sono altri piccoli grandi tesori da scovare per chi ha la fortuna di riuscire a curiosare all’interno dell’antica dimora dei marchesi.

Lo stato di decadenza della villa sembra risalire addirittura al secondo dopoguerra e pare che ormai più nessuno faccia caso a Villa Venusio: né al suo splendore architettonico, né al suo immenso valore storico di dimora che ha ospitato una (o forse due) delle famiglie nobili più importanti di Napoli. Un gioiello invisibile che continua a far rivivere in un passato ricco e di prestigio un frammento di periferia attuale.

di Samantha Baccaro


Categoria: edificio fantasma
Tipologia: residenza nobiliare
Stato: abbandonata, quasi un rudere
Zona: provincia di Napoli
Accessibilità: solo su autorizzazione
Dintorni: densamente abitati
Durata: 1-2 ore
Aggiornamento:
settembre 2019

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