Ex Base “Proto”, il bunker segreto della NATO


L’ex base NATO Proto, una delle principali postazioni militari statunitensi un tempo attive sul suolo campano, è stata dismessa nel 1996 ma cessò di essere operativa già con la fine della guerra fredda. Progettata e realizzata ai margini settentrionali della Campania tra il 1955 ed il 1958, di fatto era una base segreta del comando delle forze alleate del Sud Europa. Sebbene fosse ufficialmente riconosciuta come stazione del sistema di comunicazioni ACE High, assolveva la funzione di bunker antiatomico e riparo da attacchi batteriologici per il Comando Sud della Nato, all’epoca con sede a Bagnoli (link). Il completo isolamento dall’esterno era garantito da protezioni elettromagnetiche e barriere antiradiazioni, mentre gli impianti di aria pressurizzata e i generatori autonomi di corrente garantivano un’autonomia di 6-8 settimane in caso di attacco. Tra militari, civili e tecnici, la base sotterranea ospitava circa 200-300 persone, necessariamente immuni alla claustrofobia. 

La base NATO Proto è ben conosciuta sul web: risale ormai a dieci anni fa (2013) l’articolo pubblicato su Wired (link), mentre è datata 2020 l’esplorazione urbex dei nostri amici di Ascosi Lasciti, che si sono avventurati nei sotterranei di questo bunker (link). Da allora si sono susseguiti in pochi anni diversi reportage amatoriali più o meno dettagliati, tanto che da parte nostra abbiamo preferito farne a meno (la visita è impegnativa e rischiosa e pertanto richiede un’attrezzatura adeguata) e rinunciare a includere questa ex base militare nel nostro archivio campano. Finché ci è stato proposto di pubblicare su Derive Suburbane, per la sezione Altre derive, una recente esplorazione: l’autore è Gabriele Sorvillo, appassionato di fotografia e luoghi abbandonati, che ci ha inviato il suo racconto fotografico per condividere la sua esperienza dell’ex base NATO Proto. Lo pubblichiamo qui di seguito.


ALTRE DERIVE – Una stradina in salita che conduce ad uno slargo, l’ingresso murato di una galleria dove campeggia un cartello ormai desueto, che segnalava la presenza di una zona militare. Qui comincia il nostro film. Un film durato circa tre ore e che ci ha catapultato indietro nel tempo, all’epoca della guerra fredda.  

Armati di potenti torce e completamente bardati, iniziamo a percorrere quei 2 km di tunnel scavati all’interno della montagna. È buio, il pavimento in alcuni tratti presenta delle voragini, l’aria diventa pesante, ruggine e pezzi di motore ovunque. Il ticchettio dell’acqua che cola è un suono costante, la coscienza che che qualsiasi piccolo inconveniente possa diventare una catastrofe ci pervade; siamo completamente isolati dal mondo esterno. Dopo circa 15 minuti di cammino, giunti più o meno a metà del tunnel, appare una diramazione laterale dove si palesa una potenziale situazione-incubo: il portellone antiatomico. Se si dovesse chiudere alle nostre spalle sarebbe la fine. Ci accertiamo che ciò non possa accadere, e decidiamo di proseguire.

 

Tra le pereti imbibite d’acqua percorriamo cunicoli, corridoi e scale fino ad arrivare in una grossa area dove campeggia in alto una cartina geografica ed un enorme tabellone nero nel quale sono elencate tutte le basi aeree d’Italia, Grecia e Turchia con i rispettivi codici NATO. Si tratta della sala di controllo RAOC (Region Air Operations Center), il cuore pulsante della base. Qui veniva monitorato l’intero traffico aereo e marittimo, dallo stretto di Gibilterra alla Turchia e venivano svolte periodicamente esercitazioni.

 

Proseguiamo il nostro cammino in questo labirinto sotterraneo e ci imbattiamo in diverse aree: sala caldaie, alloggi, bagni, mense, la cucina, una sala d’intrattenimento con un biliardo e persino un cinema, riconoscibile dalle poltrone rosse. Col cuore in gola, destreggiandoci tra ostacoli di ogni tipo, percorriamo l’ennesimo corridoio, questa volta l’ultimo, che ci riporta nella galleria principale. Il nostro film giunge ai titoli di coda. Non senza difficoltà ci infiliamo nel varco dove ci eravamo intrufolati e riprendiamo contatto col mondo esterno. La nostra avventura finisce qui.

di Gabriele Sorvillo
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Derive Suburbane ha già mostrato gli spazi dismessi di altre due ex basi militari NATO in Campania:
– l’articolo sull’ex base NATO di Bagnoli è a questo link;
– l’articolo sull’ex base NATO di Montevergine è a questo link.

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