Uni-exploration: il laboratorio di chimica dismesso


Un laboratorio universitario dismesso. Ecco una certezza. Un’intera ala in disuso entro una sede universitaria ancora attiva. Anche su questo, gli occhi non mentono. Il resto, invece, è confusione, nello sforzo di ricostruire, pur a tentoni, le rotte di un’esplorazione priva di informazioni. Una visita sorta dal semplice ricordo di una scoperta casuale, di passaggio in uno dei tanti prestigiosi edifici accademici della città. E dal desiderio di tornare a sbirciare in quel laboratorio del dipartimento di chimica biologica, come annuncia una targa all’ingresso, che oggi è di certo già datata.

Ma non è l’unica trasformazione di nomi e utilizzi di questi spazi di studio e ricerca: pensare che le facciate esterne rimandano indietro fino al 1861, quando la sede dei prestigiosi studi ingegneristici di Napoli fu trasferita in un ex convento cinquecentesco e assunse la denominazione di Scuola di Applicazione degli Ingegneri del Genio Civile, e dopo pochi anni divenne la Regia Scuola di Ingegneria.

 

Nonostante diversi lavori d’ampliamento, negli anni ’30 la struttura si rivelò inadatta a sostenere il costante aumento delle iscrizioni e la crescente specializzazione degli studi ingegneristici. Sembra una coincidenza, ma tra i locali peggio ridotti figurava proprio il laboratorio di chimica organica, buio e umido perché ricavato nel seminterrato.

Nel 1970 il trasferimento della Facoltà di Ingegneria in altra sede lasciò l’intero edificio all’Istituto di Chimica Organica, già attivo dagli anni ’50, a cui si affiancò successivamente il Dipartimento di Chimica Biologica, finché le due branche si riunirono nel 2012 sotto il nome di Dipartimento di Scienze Chimiche.

Una storia lunga e complessa, che sembrerebbe restituire un senso, se sul muro di un cortile abbandonato non ci fosse l’inspiegabile cartello che indica un’aula di giurisprudenza. Percorrendo la scalinata introdotta dal cartello, si trovano solo calcinacci e polvere, qualche stanza vuota, ante e porte serrate e l’unico abitante di quei locali abbandonati: un piccione. Ma tornando giù nel piccolo cortile, è lì che si trova la porta d’ingresso ad un laboratorio di chimica in disuso.

In realtà ci sono due porte. L’una conduce in quello che è un vero e proprio laboratorio di chimica, arredato in stile anni ’70 e ancora dotato di luce elettrica: la sala principale presenta un lungo tavolo di lavoro ed altri ripiani e scomparti, dalle funzioni ignote ai profani, mentre in un corridoio si trova una cella un tempo chiusa ermeticamente. L’altra porta conduce in una specie di deposito diviso in vari ambienti, dove è accatastato di tutto (spiccano i vecchi computer anni ’80). Sull’anta di un mobiletto si legge minacciosa la scritta “accessori per radioattività“.

 

Le scarse condizioni di luce rendevano difficoltose le fotografie, ma è stato affascinante, e forse un po’ inquietante attraversare un’intera ala universitaria deserta e dismessa, senza neppure sapere che quelle stanze avevano ospitato una lunga, complicata storia fatta di cambiamenti e trasferimenti.

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Categoria: istituti di ricerca
Tipologia: università/laboratorio
Stato: disuso
Zona: Napoli
Raggiungibilità: a piedi
Accessibilità: libera
Dintorni: trafficati e popolati
Visita: solitaria
Durata: 15-30 minuti
Aggiornamento:
maggio 2019

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