Un’antica chiesa con affreschi e… carcasse di biciclette


Solo qualche tempo dopo averla visitata ho realizzato di aver messo piede nella Chiesa della Madonna de petrarolis, ormai abbandonata: di origine cinquecentesca, questa chiesa rurale – di patronato di una nobile famiglia locale – è sempre stata officiata da sacerdoti membri della famiglia stessa. Pochi anni dopo la costruzione, ad essa fu affiancata una abitazione ad uso del sacerdote di turno, nonché una cantina ed altri locali necessari alla conduzione del fondo agricolo di cui faceva parte il complesso.


Dalle scarse notizie storiche si rileva che la Chiesa della Madonna de petrarolis non è mai stata molto ricca: addirittura già nel 1630 venne descritta come “diruta”. Fu successivamente eseguito un primo restauro con l’aggiunta delle cappelle del Carmelo e di San Giovanni Battista. Un secondo restauro fu eseguito nel secolo seguente, ma le condizioni della chiesa, divenuta intanto Madonna della Neve, restavano sempre alquanto modeste, specialmente negli arredi e nei paramenti sacri, fino a che un crollo improvviso avvenuto durante l’ultimo periodo bellico scrisse la parola “fine” alla storia della chiesa.

ALTRE DERIVE (B/URBEX) – La visita risale a qualche mese fa. Nel corso delle mie pedalate campane più volte avevo notato, tra una curva e l’altra, fare capolino dalla cima di una collina questo rudere, che sembrava promettere una esplorazione interessante. Infine, ho deciso che era ora di deviare il mio percorso e inerpicarmi verso di esso. Mentre arrancavo negli ultimi metri di salita, la vista di un campaniletto mi diceva che stavo per raggiungere un edifico sacro. In effetti, a un primo sguardo non sembrerebbe, poiché la mole più visibile è quella di un’abitazione circondata da un alto muro, nel quale si apre il portale di accesso all’area. Mentre pensavo che la mia scoperta fosse già al capolinea, mi sono accorto che il portone il legno era aperto. Appena ruotata l’anta mi si è parata davanti la facciata della chiesa e, al di là di ciò resta del portone, alcuni affreschi sul fondo del presbiterio.


DENTRO LA CHIESA
–Varcata la soglia del portale, mi trovo nel cortile del complesso: oltre alla chiesa sulla sinistra c’è una grande scala in muratura terminante con una loggia e sotto di essa un arco che va verso un antro buio. La chiesa, a navata unica, oggi è priva della copertura a causa del crollo del tetto a capanna e della sottostante controsoffittatura. La parete sinistra è scandita da tre archi poggianti su lesene, quella destra appare più scarna, mentre del pavimento restano poche tracce. L’unico elemento di pregio è il presbiterio con altare in muratura sul quale spicca un affresco, di fattura settecentesca, raffigurante una Madonna allattante tra San Rocco e sant’Antonio da Padova. La scena è completata da una teoria di puttini, due dei quali incoronano la Vergine, che circondano lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Purtroppo la composizione è compromessa da una anta a vetro con cornice apposta davanti alla Madonna. Sul lato destro, due piccoli locali nei quali resta qualche traccia di decorazione ad affresco sono identificabili con la sacrestia. Nell’uscire dalla chiesa, sopra il portone si notano i fori delle travi in legno che sostenevano la cantoria.

Una volta fuori accedo all’antro buio alla sua destra. Appena gli occhi si adattano alla poca luce che filtra dal portone a grate di legno, mi trovo in quella che era la cantina con cellaio, stalla e trappeto per produrre olio. L’ambiente è parzialmente scavato nella roccia e tra i resti delle attrezzature agricole vi sono anche due vecchie biciclette, abbandonate qui chissà quando. Terminata la visita della cantina risalgo la scala che conduce all’abitazione. Il secondo pianerottolo smonta in un loggiato con finestre ansate dalle quali si gode una bella vista sul panorama circostante. Dal loggiato si accedeva anche al coro della chiesa ormai crollato. La porta principale dell’abitazione invece immette in un primo ambiente coperto da un solaio in legno; anche qui altri rottami di biciclette sono poggiati alle pareti. Un secondo ambiente più buio ha in un angolo un focolare e da esso si esce verso un terrazzo scoperto, sul quale si aprono due piccoli locali ad arco di cui uno è il cosiddetto “loco immondo”, ossia il wc con tanto di vaso in muratura.

 

Tornato sui miei passi raggiungo il piccolo disimpegno dove vi era una scala in legno che permetteva l’accesso al secondo livello ormai crollata da tempo. Da qui si accede ad altre due stanze senza tetto, anch’esso crollato (forse negli anni ‘40 dello scorso secolo) e di cui la seconda era certamente la cucina con forno, focolare e piano cottura in muratura.

di Gino Scarpato


Zona: provincia di Napoli
Stato: pericolante
Accessibilità: attualmente chiusa
Dintorni: abitati
Durata della visita: 30-45 minuti
Aggiornamento: marzo 2022

Per altre foto della Chiesa della Madonna di petrarolis, rimandiamo a un album sul profilo Facebook di Gino (link).
Gino Scarpato ha collaborato con diversi articoli al progetto Derive Suburbane (v. sezione Altrederive su questo sito). Da tempo, ormai, ha unito le esplorazioni urbane (urbex) al ciclismo, pratica che gli permette di unire lo sport alla scoperta di luoghi non facilmente raggiungibili: in merito, abbiamo coniato in modo estemporaneo la formula b/urbex (bike-urbex).

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