La Chiesa di San Nicola e gli affreschi dei Misteri di Cristo


Apice Vecchia non ha bisogno di presentazioni: è oramai il più celebre borgo fantasma della Campania e, insieme a Craco (Basilicata), di tutto il Meridione. Nel mezzo di Apice vecchia, paese disabitato dal 1980 e da allora consegnato al patrimonio storico-urbanistico dell’abbandono, langue la Chiesa di San Nicola (più precisamente: Chiesa dei Santi Bartolomeo e Nicola), a propria volta abbandonata, diroccata e dimenticata. Come tutti gli edifici su cui si abbatte impietoso lo scorrere del tempo, questo luogo di culto ha indossato un velo di fascino decadente, ma è innegabile lo spreco architettonico e artistico, tanto più se si considerano i preziosi resti pittorici che adorna(va)no la cappella laterale della chiesa, raffiguranti i Misteri di Cristo.

La navata centrale è per lo più spoglia, salvo alcune nicchie e altre decorazioni sacre sopravvissute sulle pareti laterali, oltre a un piccolo pulpito in legno che miracolosamente è rimasto integro e sospeso tra due archi perpendicolari, l’uno, più grande, che precede l’altare, l’altro che conduce verso la cappella laterale.

 

Se la navata centrale è avvolta dalla luce ‘mistica’ che attraversa le vetrate colorate dell’abside, la cappella laterale, posta sulla sinistra di chi osserva l’altare, spicca per i dettagli sopravvissuti al suo interno. In particolare si nota un altro elemento ligneo, il vecchio confessionale, che di certo abbellisce i resti della piccola Chiesa di San Nicola e restituisce uno degli ultimi brandelli dell’estetica originaria della parrocchia oggi abbandonata. In mezzo ai vari oggetti sacri, stona un po’ un vecchio biliardino rimasto nella canonica, che pure esercita il suo fascino rétro.

 

Nella Chiesa di San Nicola sono soprattutto conservati preziosi affreschi di probabile origine ottocentesca: si tratta di un ciclo di dodici elementi pittorici (è nota la ricorrenza simbolica di questa cifra nelle Sacre Scritture), che nell’insieme raffigurano i Misteri di Nostro Signore Gesù Cristo: la sequenza racconta, infatti, “dell’incarnazione, passione, crocifissione, morte, sepoltura, discesa agli inferi, risurrezione e ascensione di Cristo”, come riferisce Michele Intorcia, docente di lettere originario di Apice ed egli stesso stupito per l’abbandono di affreschi di tale valore, “realizzati per volere di una ricca congregazione monastica nata ad Apice tra il XVI e il XVII secolo” (fonte: anteprima24.it).


Si ringrazia per le immagini il fotografo ©Luca Maresca (scattate nel 2022). Per saperne di più sul paese fantasma di Apice Vecchia, qui il link diretto.

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