Senerchia, ovvero lo sceriffo, la contadina e l’orologio impazzito


NOTIZIE – Questo piccolo paese irpino condivide la sventurata sorte di altre località della zona, epicentro di un sisma di magnitudo 6.9 che colpì parte della Campania e della Basilicata il 23 novembre del 1980, causando numerose vittime e l’estinzione di diverse borgate per sopraggiunta inagibilità strutturale. Al pari di altri comuni terremotati vicini, anche il borgo abbandonato di Senerchia è sopravvissuto grazie al trasferimento delle famiglie locali in un abitato di costruzione più recente. Ma, come già osservato per Conza vecchia, anche qui l’esigua popolazione totale (circa 800 anime), nonché la presenza di case diroccate pure nella parte nuova, non distinguono l’atmosfera in modo così netto rispetto all’adiacente paese fantasma: le strade dell’odierna Senerchia hanno tuttora le sembianze di un luogo pressoché spopolato.

Il borgo antico e disastrato, però, si differenza chiaramente sul piano geo-urbanistico: l’agglomerato di case abbandonate poggia più in alto, sul fianco di un’altura, e si sviluppa fin dentro una profonda crepa che scende di nuovo a valle, fino al fiume. Storia e natura sembrano così contendersi la bellezza di questo luogo nascosto su un’altura dell’Alta Valle del Sele.

senerchia paese fantasma

LA NOSTRA DERIVA –  All’arrivo, per prima cosa abbiamo fotografato l’orologio del paese, ufficialmente fermo alle 19:34, ovvero l’orario esatto del sisma del 1980 che rase al suolo gran parte degli edifici antichi. Un particolare comprovato da numerose informazioni e immagini presenti sul web. Eppure, al nostro passaggio l’orologio – fa fede la prima foto della prossima galleria in basso – era sì bloccato, ma segnava le 18:55 (o le 6:55?), a dispetto dei dati che lo hanno reso famoso. Va detto che noi siamo arrivati a mezzogiorno, con un sorprendente sole invernale che spaccava le pietre e infrangeva le barriere di ogni deodorante.

Siamo entrati dalla parte alta del paese (l’altro ingresso è a valle) e ci siamo incamminati lungo i vicoli del borgo antico, ancora intatti in diversi punti e dunque in grado di restituire l’immagine, pur deteriorata, d’un tempo. Se alcune case resistono in buone condizioni (talune sembrano persino restaurate), la maggior parte degli edifici rivela invece strutture diroccate e spoglie, mentre gli interni raramente contengono altro che calcinacci, detriti e cumuli di rifiuti, che qui non mostriamo.

 

Raggiunto il punto più basso della valle, insinuandoci in mezzo alla natura e camminando su gradevoli ponticelli in legno sopra il fiume, siamo risaliti verso l’altro fianco dell’antica Senerchia. Dopo un’inutile scarpinata fin sulla cima per raggiungere una chiesa di recente costruzione, abbiamo visitato il resto del paese fantasma: qui le abitazioni ancora conservano al loro interno molteplici oggetti di vita quotidiana, offendo la possibilità di sbirciare nel vissuto del paese ormai estinto.

 

Cancelli e porte mezzi divelti, arredamenti corrosi e spappolati dal tempo, utensili arrugginiti o impolverati, impianti e servizi fuori uso: i segni della vita che fu sono ancora disseminati qua e là tra le mura ricoperte dalla muffa. Anche a Senerchia, quaderni, calendari ed etichette dei prodotti commerciali segnano la fine della vita abitativa e rimandano ad un’altra epoca, come in ogni borgo fantasma che si rispetti. In una casa, i solai sono ormai tutti crollati, e una porta apre su un burrone.

 

LO SCERIFFO E LA CONTADINA – In rete si leggono molti racconti dai toni drammatici su Senerchia, e la tragica storia di questo borgo ne giustifica in parte il patos. Per nostra disposizione emotiva e stilistica abbiamo evitato di aderire alla retorica sentimentale tipica dei reportage sui paesi fantasma e di fornire l’ennesimo ‘doppione’ tra le tante eulogie dedicate ai piccoli centri sinistrati da un terremoto. Preferiamo invece stemperare i toni e concludere con un cenno alle tre sole anime che abbiamo incrociato lungo il nostro percorso.

1. Il primo dei tre incontri è avvenuto con un uomo piuttosto anziano, che in verità ci ha seguiti con la sua auto già prima del nostro arrivo e fino alla sosta davanti al borgo. Appena siamo usciti dal veicolo, così ha fatto anche lui, senza però rivolgerci parola. Al nostro: “Salve, buongiorno!” per rompere il ghiaccio, costui ha replicato seccamente: “Chi cercate?”. Non avendo attrezzature da ghostbusters, era evidente che non cercassimo nessuno in un borgo fantasma. Esplicitate le nostre intenzioni, abbiamo ricevuto permesso e benedizione da quello che aveva l’aria dello sceriffo del paese, con la classica raccomandazione di fare attenzione tra gli edifici pericolanti.

2. La solitudine ha regnato per tutta la visita del borgo, fino all’ultima parte del giro, quando abbiamo incrociato un solitario operaio. Neppure ha badato a noi, impegnato com’era nella ristrutturazione di un edificio e in una telefonata al cellulare. Se il passato è cristallizzato nella desolazione di un paese fantasma, qui anche il presente e il futuro passano per le mani di pochi, o persino di un solo individuo.

3. L’ultimo incontro, infine, è stato il più soddisfacente: andando via sul sentiero che conduce fuori dalla vecchia Senerchia e guidando con i finestrini spalancati per il caldo, abbiamo incrociato una corpulenta, anziana contadina seduta placidamente su una sedia a bordo strada. Lei di certo conosceva, e forse avrà vissuto in prima persona, l’intera storia di questo abitato. Ci è venuto spontaneo salutarla con un sorriso e un cenno della mano, al quale la donna ha replicato con un saluto gioviale e familiare, che ci ha fatti sentire come a casa. Se mai torneremo a Senerchia, cercheremo di nuovo lo sceriffo, la contadina… e l’orologio, per vedere stavolta che ora segna.


Altre fotografie e racconti della nostra visita a Senerchia li abbiamo pubblicati rispettivamente in un album Facebook e in un articolo apparso sul sito Ascosi Lasciti.

Categoria: paese fantasma
Tipologia: antico borgo abbandonato
Zona: provincia di Avellino
Stato: diroccato
Raggiungibilità: in auto
Accessibilità: libera, 2 accessi
Dintorni: desolati
Visita: con precauzioni
Durata: 4-5 ore
Aggiornamento: dicembre 2018

 

 

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