Cenerentola tre notti all’anno: il borgo di Vairano Patenora


NOTIZIE  – Vairano Patenora è forse nota principalmente per la festa medievale che ogni anno si tiene nel centro antico, simulando atmosfere e scenari d’altri tempi, replicando cortei che ricordano antichi duelli, palii e giostre, e animando le nottate con spettacoli e luci. Ma gli amanti di drappi, vessilli, armature e qualunque dettaglio esteriore che possa offrire un distillato dal retrogusto di Medioevo, si radunano qui una volta all’anno, scegliendo una tra due o tre date. Per i restanti 362 o 363 giorni, questo borgo scivola inesorabilmente nella solitudine e nell’abbandono.

Non amiamo indugiare troppo a lungo sui dettagli storici, d’altronde su Wikipedia ci sanno andare tutti. La storia di Vairano Patenora, comunque, è di certo travagliata. La rocca, infatti, passò di mano in mano e fu distrutta e ricostruita. In breve: su questa altura si susseguirono nell’antichità Sanniti, Romani, Longobardi e Normanni. Questi ultimi edificarono il castello, poi raso al suolo nel Quattrocento durante la guerra tra Angioini e Aragonesi. A questo punto Vairano rimase disabitata e fu per un periodo un’autentica città fantasma. Furono gli spagnoli D’Avalos a ricostruire città e castello, agli inizi del Cinquecento.

 

Oggi il borgo si presenta in quella stessa veste: conserva la pianta urbanistica medievale e alterna ruderi di antichi edifici a case diroccate, mentre in alcuni dei vicoli che si arrampicano verso il castello spuntano abitazioni restaurate e abbellite, probabilmente per ben figurare durante la festa annuale.

Proprio questo, però, è il punto debole di Vairano Patenora: non è né carne né pesce. L’insieme ha perso di autenticità, e non può essere considerato a pieno un paese abbandonato, anche perché qualche anima ancora lo attraversa, e in fondo l’abitato a valle è distante pochi chilometri. Allo stesso tempo, l’incuria e la desolazione sono evidenti nei periodi lontani dalla celebrazione.

LA NOSTRA DERIVA – Siamo venuti a Vairano in gruppo, lo stesso che, più tardi, si è spostato fino a San Pietro Infine, e in entrambe le circostanze ci è sembrata più una gita turistica che un’esplorazione: in comune i due borghi hanno il belletto della riproduzione posticcia, ma se S. Pietro è ormai un parco museale, Vairano ha questo limite della festività annuale che, per lo stato d’abbandono in cui versa d’inverno, lo fa ancora assomigliare vagamente ad un paese fantasma.

All’ingresso del paese si trova una chiesa chiusa, ma in buono stato; superato un arco, si passa accanto ad una casa che è forse l’unica costantemente abitata, da due signori anziani. Più avanti iniziano le prime case diroccate e, riscendendo tra i vicoli dissestati e ricoperti di erbacce, ci si può inoltrare tra ruderi ed edifici sventrati.

 

Qui mi sono isolato per pochi minuti e ho incontrato il secondo, e ultimo, anziano abitante del posto: in realtà era soltanto di passaggio, venuto a controllare un appartamento in suo possesso. Mi ha raccomandato di fare attenzione, suggerendomi di evitare i punti pericolanti, quindi ho raggiunto gli altri e abbiamo continuato il giro.

Risalendo verso il castello, sulla fiancata sinistra si trovano altri antichi ruderi affondati nella vegetazione, e si gode di uno splendido panorama sulla valle; dall’altro lato s’inerpica la via che passa sotto le torri e va fino al castello. Qui abbiamo incrociato due randagi (immancabile presenza), uno dei quali disteso a prendersi tutto il sole che splendeva, rendendo meno invernale questa splendida giornata. Pochi metri più in là, un insolito ritrovamento: la mandibola di un animale morto, forse un agnello o un capretto.

Abbiamo infine raggiunto il castello (clicca qui per l’articolo), e riscendendo, prima di lasciare il paese, abbiamo guardato da vicino quello che appariva come un vecchio e arrugginito montacarichi in disuso.

 

Siamo ripartiti per dirigerci a Marzanello vecchio, che si è rivelata una vera delusione: qualche resto archeologico qua e là lungo un sentiero, e in cima ad un’altura svetta il rudere di una chiesa, in potenza l’unico vero resto interessante, ma ormai ricostruita, incravattata e riproposta come museo. Chiuso.

[Fare click qui per altre foto di Vairano Patenora]


Categoria: borghi fantasma
Tipologia: paese quasi abbandonato
Stato: diroccato, parzialmente restaurato
Zona: a nord di Caserta
Dintorni: quasi deserti (esclusa festa medievale)
Raggiungibilità: agevole in auto
Accessibilità: comoda
Visita: libera
Durata: 2-3 ore
Aggiornamento: gennaio 2019

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