La Torre dello Ziro e la triste storia di Giovanna D’Aragona


Da anni avevo in mente di visitare la Torre dello Ziro, non solo attratto dalla sua sagoma e dalla sua posizione, ma in parte anche incuriosito dalle leggende che circolano nei racconti popolari. Si tratta di una fortificazione medioevale sita a ridosso del cimitero di Amalfi: non si hanno notizie certe delle origini della sua costruzione ma pare che già nel 1151 fosse nota con il nome di “Torre San Felice”.

La Torre dello Ziro si erge su un rilievo calcareo e un tempo era circondata da mura merlate tuttora, in parte, ancora visibili. In epoca angioina la struttura, fornita di camminamento e bastioni, serviva da punto di guardia per prevenire attacchi marittimi. Trasformata e ristrutturata più volte nei secoli successivi, è rimasta in efficienza, finanche armata di cannoni, fino al XVIII secolo. Cessata la sua funzione difensiva, la fortezza ha subito un progressivo declino fino allo stato di rudere. All’interno si notano alcune aggiunte postume che corrispondono ad un uso turistico, ma ad oggi il monumento è abbandonato e privo di manutenzione.

Campania abbandonata - castelli e fortificazioni - Torre dello Ziro dall'alto

Partiti da Pontone, ci siamo avviati per il sentiero che conduce alla torre, percorso un tantino faticoso per via degli innumerevoli gradini, ma decisamente scenografico. Durante il cammino si possono ammirare ampi squarci della vegetazione, che incorniciano in maniera pittoresca spettacolari vedute di Atrani e Amalfi. Dopo circa 45 minuti di cammino si intravede la torre e poco più avanti i resti di un camminamento. L’ingresso della torre è libero: una porta arrugginita è aperta e bloccata da chissà quanti anni.

Appena messo piede tra le mura della torre, non nascondo che ho provato un leggero brivido: in alcuni punti l’interno è molto buio (in foto la luminosità interna è accentuata), dopo pochi passi ho dovuto attendere che gli occhi si abituassero all’oscurità e solo dopo qualche secondo ho cominciato a intravedere qualcosa. Purtroppo, tra i primi dettagli che ho potuto notare un po’ ovunque sulle mura, ci sono le scritte lasciate dagli incivili che hanno visitato questo posto marcandolo con le loro firme.

Continuando a salire lungo gli scalini, e guardandomi intorno, non ho potuto fare a meno di pensare alla vicenda che ‘insanguina’ la storia della Torre dello Ziro: quella che riguarda la prigionia e la condanna a morte di Giovanna D’Aragona e dei suoi figli proprio all’interno di questa fortezza.

In questo album tutte le foto di Luca 

La tragica fine di Giovanna della “la pazza” è legata ad una storia d’amore clandestina. Alfonso Todeschini Piccolomini, Duca d’Amalfi e nipote di Papa Pio III, morì poco dopo il matrimonio con Giovanna, rimasta vedova e unica gestrice di possedimenti e patrimonio familiare. Ad assistere la donna nelle vesti di maggiordomo e tutore fu il patrizio napoletano Antonio Beccadelli, ma, presto, i due finirono per innamorarsi. Le convenzioni sociali li costrinsero a tenere nascosta la loro unione, inclusi i due figli che diedero alla luce. Tuttavia il fratello di Giovanna, il cardinale Luigi d’Aragona, ne venne a conoscenza e decise di far cessare quella ‘indecorosa’ relazione nel sangue: rinchiuse la sorella nella Torre dello Ziro, insieme ai suoi figli, mentre fece raggiungere Antonio, fuggito a Milano, da alcuni sicari. Giovanna fu giustiziata insieme ai suoi bambini nel 1510, a soli 33 anni.

Non è raro che intorno a castelli e fortezze la storia si condisca di racconti e leggende popolari. Qui gli anziani del posto sono piuttosto restii ad avvicinarsi alla fortezza, alcuni giurerebbero che sia maledetta o persino infestata e che di notte si possano sentire rumori o grida. Un’aura cupa che non corrisponde affatto allo splendore estetico di questi luoghi, ma che restituisce il senso tragico di un femminicidio efferato.

di Luca Maresca
fotografo


Categoria: castelli
Tipologia: torre di guardia
Stato: rudere
Zona: Costiera amalfitana
Raggiungibilità: a piedi
Accessibilità: libera
Percorso: impegnativo
Aggiornamento: febbraio 2022

Condividi su: