Da convento fino a Scugnizzo: il carcere minorile Filangieri


L’ex carcere minorile Filangieri appartiene ad una serie di complessi architettonici immersi nel cuore della città, chiusi e abbandonati per decenni. Recuperati e riattivati parzialmente, conservano ancora ampi spazi non riutilizzati, dove talvolta sono ancora riconoscibili le diverse funzioni che, nel corso dei secoli, si sono sovrapposte all’interno di queste strutture, sempre sorte in origine come conventi o monasteri. Una storia molto simile è quella dell’Oratorio di Santa Maria della Fede, oggi Santa Fede Liberata, e soprattutto quella del Monastero di Sant’Eframo, poi divenuto Ospedale Psichiatrico Giudiziario ed attualmente conosciuto come ex OPG e sede del collettivo Je so’ pazzo.

DA CARCERE A SCUGNIZZO – Tra le pagine del web è una tendenza diffusa quella di raccontare ex carceri e manicomi con toni carichi di pathos e immedesimazione posticcia, riportando storie conosciute soltanto per sentito dire. Invece, si può fare serenamente a meno di ‘proiezioni empatiche’ nel passato, tanto più se a saltare agli occhi è il presente, quello fatto degli sforzi quotidiani di chi si impegna a recuperare spazi abbandonati e restituirli alla comunità. È proprio questa la storia recente dell’ex carcere minorile Filangieri, dove il concreto lavoro svolto in più di tre anni da un collettivo di giovani e meno giovani ha strappato all’abbandono una struttura enorme, chiamandola simbolicamente Scugnizzo Liberato. E tra loro ci sono proprio alcuni ex detenuti, che al lamento hanno preferito l’azione. Il lavoro di recupero non è semplice e richiede molta fatica: i piani superiori sono ancora spogli e malmessi, ma sono anche quelli che rimandano direttamente alle stratificazioni precedenti di questo complesso.

 

NUOVA VITA – Proviamo a ripercorrere a ritroso la cronistoria dello Scugnizzo, partendo dalle ultime trasformazioni. Dopo un ventennio di abbandono e degrado, un collettivo di attivisti volontari si è rimboccato le maniche per recuperare uno spazio mal gestito da istituzioni ed enti amministrativi. Prima di un progetto del Comune, fallito agli inizi del 2000, era intervenuto persino Eduardo De Filippo, proponendo di ripensare il destino del carcere: l’idea originaria era quella di spostarlo in un centro di recupero fondato su laboratori di artigianato, che restituisse dignità ai detenuti, ma il progetto condusse soltanto ad alcune piccole ristrutturazioni.

CONVENTO E RIFORMATORIO – Ancor prima di essere un carcere, l’Istituto Filangieri fu infatti un complesso conventuale, sorto nel Seicento con il nome di Convento di San Francesco delle Cappuccinelle. La funzione di riformatorio minorile risale invece ai primi dell’Ottocento, e anche in questo il “Filangieri” ricorda le trasformazioni subite da altre strutture edilizie napoletane. Come nel caso del Lanificio Sava, il carcere ebbe origine dalla soppressione di un ordine monastico e dalla confisca dei beni architettonici, riconvertiti in edifici aventi altre funzioni. Del convento originario oggi rimane ben poco oltre le planimetrie, ma all’interno è apprezzabile una piccola cappella, nascosta in un corridoio tra le celle, che conserva ancora alcuni rilievi decorativi.

 

DETTAGLIAlcune celle al piano terra sono state lasciate com’erano o riallestite per mostrarle il più possibile nel loro aspetto originario. Ai piani superiori dell’ex carcere minorile Filangieri spicca un ampio ambiente che versa in uno stato migliore rispetto ai corridoi e alle stanze circostanti, ormai svuotate e ridotte alla propria ossatura. Sui pavimenti, sono ancora sparse diverse carte relative ai detenuti del riformatorio: non solo documenti ma anche cartelle cliniche e, in alcuni casi, referti psichiatrici. Altri fogli sono accatastati sullo scaffale di una stanza poco lontana:  l’unica traccia tangibile del passaggio nell’edificio di giovani carcerati e delle operazioni amministrative del carcere.
Gli interni claustrofobici sono controbilanciati dagli incredibili scorci panoramici sulla città di cui si gode dall’alto dell’edificio: il terrazzo regala una visione circolare che comprende anche il Vesuvio. All’ultimo piano, in un piccolo locale nascosto sul retro di una stanza, resta un reperto meccanico dell’edificio di un tempo: il motore e i comandi di uno dei due ascensori, i cui castelli metallici sono visibili sulle facciate esterne della struttura dal lato cortile (altre foto qui).


Categoria: edificio religioso
Tipologia: convento, poi carcere minorile
Stato: riqualificato/parzialmente in disuso
Zona: centro storico di Napoli
Raggiungibilità: a piedi
Accessibilità: portone principale
Dintorni: popolati
Visita: su richiesta
Durata: 30-60 minuti
Aggiornamento: febbraio 2019

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