Un monumento alla ricerca: l’ex Facoltà di Scienze Fisiche


Il Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università Federico II di Napoli, un tempo, aveva sede all’interno della Mostra D’Oltremare. Il celebre edificio monumentale noto come Padiglione Rodi ne faceva da aula magna. Una collocazione invidiabile. Lo ricordano bene gli ex-studenti di fisica nati negli anni ’70, che oggi però ritroverebbero le aule e i laboratori, di cui conservano nostalgica memoria, ormai avvolti nella polvere, nella ruggine e nella muffa, sommersi da detriti e calcinacci. Tra i testimoni diretti del recente passato c’è Pietro, classe ’78, che ci ha generosamente accompagnato in questa visita tra le mura e tra i ricordi della sua vita da studente universitario.

Le scienze in questo luogo si mescolano alla storia dell’arte e dell’architettura italiana: forme e superfici dei padiglioni rimandano a diversi stili della prima metà del Novecento, originali o imitativi, dalle geometrie concrete o dai tratti allusivi a luoghi altri. Queste opere architettoniche, in disuso da poco meno di quindici anni e ormai in stato di degrado, riposano abbandonate nel verde e nel silenzio del parco.

Neanche il tempo di oltrepassare l’area del parcheggio, che già due strutture monumentali saltano agli occhi. Le une accanto alle altre, spiccano dapprima le geometrie severe e il bugnato del Padiglione dell’Albania, un blocco di cemento il cui stile razionalista rimanda chiaramente all’epoca del fascismo (qui il link); quindi, pochi metri più avanti, riconosciamo dalle forme esterne l’abside della Chiesa di S. Maria Francesca Saverio Cabrini. Con rammarico ci accorgiamo che l’ingresso sul retro è stato murato, mentre l’accesso anteriore è sbarrato per ragioni di sicurezza: l’austera facciata si contraddistingue per le quattro statue del tetramorfo poste sulla cima.

Altre foto della chiesa sono in quest’album Facebook

Ma la perla architettonica di questo tour nell’area dell’ex Dipartimento di Scienze Fisiche è il Padiglione Rodi, che affaccia sul Viale degli Eucalipti. Come per gli altri edifici della Mostra d’Oltremare, anche questo progetto risale al 1938, e fu inaugurato nel 1940: nell’ambito della prima Mostra Triennale del Lavoro Italiano nel Mondo, ospitò l’esposizione degli Enti culturali e assistenziali. La composizione architettonica è ispirata agli alberghi assistenziali dei Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (XI secolo), conosciuti come Cavalieri di Malta o, appunto, Cavalieri di Rodi.

Nella piazzetta antistante si erge una colonna che regge la statua di un cervo, simbolo di Rodi, per l’appunto. L’interno dello splendido edificio, ci racconta Pietro, era utilizzato come Aula Magna: attualmente è inaccessibile ma, dalle finestre aperte, siamo riusciti a fotografare le decorazioni che ne adornano le pareti.

 

La vera sorpresa, per i nostri occhi sempre un po’ infantili, si nascondeva nel cortile interno: dalla vegetazione spontanea emerge una facciata che ricorda una casa delle fate, in realtà nient’altro che la fedele imitazione di una tipica casa di Lindos, zona dell’Isola di Rodi. Sul portone azzurro si legge ancora la targa laboratorio. Da qui ci spostiamo verso i laboratori adiacenti, guidati da Pietro, in grado di orientarsi perfettamente seguendo la mappa dei ricordi dei suoi anni di studio.

[In quest’album Facebook tante altre foto del P. Rodi e dell’ex Facoltà di Fisica]

 

I corridoi ormai vuoti e spogli non smettono di emozionare il nostro cicerone, che pure li aveva già rivisitati dopo l’abbandono dell’intera area. Pietro ci indica le colonne dissestate, tra le cause della chiusura del vecchio Dipartimento: la struttura già da diversi anni mostrava segni di degrado e non garantiva condizioni di stabilità e sicurezza. La targhetta con il nome di un docente resiste attaccata ad una porta, alle cui spalle si scorgono inaspettati bassorilievi, che accrescono la componente di monumentalità di questo padiglione.

Infine raggiungiamo l’ampia stanza che a lungo ospitò l’acceleratore di particelle, il fiore all’occhiello del Dipartimento. Pietro ci mostra il punto esatto in cui risiedeva l’acceleratore Tandem TTT-3, acquistato nel 1977 dalla High Voltage Engineering Corporation e trasferito nel 1998 nella nuova sede universitaria di Monte Sant’Angelo. Intorno all’acceleratore si svolgevano “ricerche nel campo della fisica nucleare fondamentale e applicata”, spaziando “dall’analisi di materiali con fasci ionici allo studio del danno cellulare, oltre allo studio di reazioni nucleari a bassa energia”. (Fonte: Dip. di Fisica Unina).

Chiaramente non c’è più traccia dell’acceleratore: abbiamo potuto fotografare soltanto qualche dettaglio di ciò che è rimasto attaccato alle pareti di questi ambienti ormai deserti e muti. Ma il prestigio e il valore degli esperimenti condotti nell’ex Dipartimento di Scienze Fisiche legittimano la sensazione che abbiamo provato: quella di trovarci di fronte ad un monumento della ricerca scientifica, sia per l’importanza accademica di questo luogo, sia per la splendida architettura che ne rimane, lasciata mestamente all’impietosa usura del tempo.


Categoria: istituti di ricerca
Tipologia: edificio universitario, Facoltà di Fisica
Stato: abbandono, evidente degrado
Accessibilità: non più possibile
Dintorni: altri edifici storici dismessi
Aggiornamento: 
luglio 2019  

Speciale Mostra d’Oltremare
altri edifici

– Padiglione Albania e Salone dell’Impero, i cubi razionalisti della Mostra: articolo a questo link.
– Laghetto di Fasilides, Castello di Gondar e chiesa copta (villaggio abissino) a questo link.

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