Se già agli occhi pazienti e vigili di passeggiatori e turisti possono sfuggire decine e decine di piccoli o grandi reperti architettonici immersi nella fitta selva urbana di Napoli, allora lungo una via di transito, per lo più attraversata da veicoli in corsa, sarà tanto più probabile che un edificio storico come Torre Ranieri venga sfilato e lasciato alle spalle senza prestarvi troppa attenzione o farci davvero caso.
Per i cittadini, che ne conoscano o meno il nome, è di certo un’icona della parte alta di Posillipo. In questo punto via Manzoni si biforca per aggirare la torretta, e pochi metri più avanti si riavvolge in una rotonda che conduce verso le mete più ambite del quartiere: i panorami di via Petrarca da una parte, il verde del Parco Virgiliano dall’altra. Torre Ranieri è piantata lì da sempre come una sorta di totem, eppure è un simbolo vuoto – di immagini, informazioni, conoscenze dirette e indirette – e fa da cornice silenziosa ai passanti e, forse, pure agli abitanti della zona.
In sostanza, chi ha mai visto cosa c’è all’interno di questa torretta? Nemmeno sull’immensa enciclopedia del web si trovano fotografie, antiche o recenti, delle stanze di Torre Ranieri. Di certo più semplice è reperire sommarie notizie storiche: il nome deriva dall’antico casale di cui la fortificazione faceva parte, ossia la masseria della famiglia Ranieri. A differenza di altre fortezze napoletane, dunque, questa torre sorta in epoca medievale (XV secolo) aveva funzione di difesa esclusivamente privata, per proteggere il casale di Ancari, uno dei quattro in cui era suddiviso il territorio della collina di Posillipo.
Anche la planimetria differenzia Torre Ranieri dalle altre fortificazioni medievali: la pianta quadrangolare ‘a scarpa’, con quattro piani fuori terra di cui due nella base, la rende pressoché unica. La ‘punta’ della scarpa, retrostante la torre, a prima vista appare come un corpo estraneo annesso in tempi più recenti; è, invece, l’esito di un rifacimento incompiuto e testimonia le complicazioni che ostacolano un pieno recupero della struttura. Al contrario, l’antica torre è ormai divenuta rifugio improvvisato per senzatetto – sono diversi i segni di pernottamenti all’interno – ed è forse solo per questa ragione che a noi è stato possibile accedervi senza impedimenti.
Come si può immaginare, gli ambienti sono del tutto spogli, salvo un contatore elettrico stranamente ancora in funzione. I raggi solari penetrano attraverso finestrelle e feritoie e creano suggestivi giochi luminosi sulle pareti interne. Viceversa, da dentro si scorgono oltre le aperture della fortezza le linee e i contorni della Posillipo di oggi.
Ai piani più alti sono i piccioni ad aver colonizzato la torre, rendendola quasi una colombaia: al nostro passaggio i volatili sono fuggiti con fragore, ma sui pavimenti restano diverse ‘tracce’ della loro presenza. La malmessa e angusta scala a chiocciola conduce fino alla sommità e sbuca in una terrazza piuttosto minimale: qui si spalanca su ogni lato la vista panoramica che ha reso famosa questa zona di Napoli in tutto il mondo.
Posta nel mezzo di una strada ‘automobilistica’ come via Manzoni, che passi del tutto inosservata ai guidatori o che susciti una vaga curiosità nei cittadini che la conoscono, Torre Ranieri è stata a lungo anche per noi un oggetto misterioso, finché non ne abbiamo potuto scoprire le stanze, la scala a chiocciola e la terrazza panoramica sul golfo (qui altre foto).
Camminando per le strade di Napoli, potrebbero sottrarsi alla vista o all’attenzione tante piccole chiesette abbandonate o finanche ‘giganti’ assopiti e inghiottiti dalla giungla edilizia, come l’Ospedale della Pace e il Convitto Pontano alla Conocchia nel centro storico, o ancora il Convento di Santa Maria di Betlemme a Chiaia e l’ex Dipartimento di Scienze Fisiche a Fuorigrotta. Altri edifici svettano maestosi su piazze e vie della città, tuttavia in pochi ne hanno calpestato gli spazi interni: è il caso del mastodontico Real Albergo dei Poveri e della celebre Villa Ebe.
In ormai tre anni di derive siamo riusciti a esplorare tutti questi luoghi dismessi e marginalizzati, dimenticati ed erosi dal tempo. Senza eccezioni, abbiamo deciso di condividerli e offrirli alla fruizione – seppure virtuale – di chiunque volesse conoscerne la storia, l’aspetto e le sorti. E, finché possibile, continueremo a farlo.
Tipologia: torre di masseria
Stato: instabile, in degrado
Raggiungibilità: in auto o a piedi
Visita: sconsigliata
Durata: 20 minuti
Aggiornamento: dicembre 2021