Quel (poco) che resta del vecchio borgo di Tocco Caudio


23 novembre 1980 è la data di fine e inizio: quella che in Campania segna il confine cronologico tra l’estinzione di diversi paesi abitati e la nascita di altrettanti borghi fantasma. La medesima cesura accomuna le sorti di Tocco Caudio alla storia di tanti altri piccoli centri della provincia beneventana e avellinese, come la più nota e non lontana Apice, fino a Conza, Senerchia e Romagnano al Monte, posizionate molto più in basso sulla cartina geografica.

E come per tutti gli altri paesi abbandonati in questione, è l’altitudine il parametro di separazione tra il vecchio e il nuovo: i resti del defunto Tocco Caudio si trovano sulle pendici orientali del monte Taburno, mentre a valle è stato costruito il nuovo centro abitato nella contrada Friuni, dove vivono oltre 1.500 abitanti e da cui si accede al borgo antico.

Borgo fantasma di Tocco Caudio vecchio sul monte Taburno

La mite vitalità dell’abitato a valle sfuma gradualmente nell’abbandono e nel silenzio, man mano che si sale verso la cima: all’angolo di un bivio, una fontana ancora in uso è sormontata dalle prime case diroccate, che tuttavia conservano qualche oggetto d’arredamento all’interno o le rimanenze di cianfrusaglie lasciate in deposito. Sui muri degli edifici si notano rilievi o iscrizioni che rimandano ad altri secoli.

Dopo una passeggiata panoramica e superato un cancello, il cammino s’inerpica verso la sommità del paese attraverso veri e propri ruderi: solo le superfici esterne offrono ancora qualche spunto che sia diverso da meri cumuli di mattoni, invece gli ambienti interni sono per lo più crollati e spogli. Qua e là resiste qualche parete dipinta, per il resto manca qualsiasi ricordo materiale della vita che fu.

 

A proposito della vita che fu: le prime notizie documentate risalgono al X secolo d. C. e riferiscono che Tocco fu sede di un gastaldato longobardo e di una diocesi (l’aggiunta del toponimo “Caudio” avvenne solo nel 1864). Durante il medioevo, come diversi antichi centri della zona, questo paese rivestì un ruolo di rilievo grazie alla posizione arroccata e allo sviluppo di un borgo fortificato, diventando epicentro di diversi nuclei abitativi circostanti.

All’epoca longobarda seguirono quella normanna e sveva, e fino al XIII secolo e al Regno di Sicilia la località non perse la sua centralità amministrativa. In epoca angioina, Tocco soffrì il primo grave terremoto (1293), ma è con il terribile sisma del 5 dicembre 1456 che il paese subì i danni maggiori, venendo letteralmente raso al suolo (maggiori informazioni su Wikipedia).

Da allora il borgo perse di centralità ma fu ricostruito e ripopolato, finché fu costretto a inginocchiarsi ancora alle calamità naturali susseguitesi nel corso dell’Ottocento, con una serie di terremoti e di frane. A ridosso del XX secolo furono completati diversi lavori strutturali di consolidamento, ma si dimostrarono inefficaci: il terremoto irpino del 1930 fu devastante. Tuttavia, diverse famiglie continuarono ad abitare sulle pendici del Taburno, rifiutandosi di trasferirsi a valle e resistendo anche al sisma del ’62. Anche i più caparbi dovettero arrendersi a quello del 1980, anno del definitivo sgombero e spopolamento di Tocco Caudio.

 

Non può dunque stupire la contemplazione di ruderi e macerie, che rendono questo luogo uno dei paesi fantasma più malridotti della Campania.

Raggiunta la fine del sentiero sulla sommità dell’altura, accanto alle rovine di qualche abitazione si trova l’unico edificio integro di Tocco vecchio, poiché restaurato: si tratta della chiesa di San Vincenzo, sconsacrata da tempo ma rimessa a nuovo nel 2011. L’impianto originario della chiesa era antichissimo, probabilmente quanto l’intero borgo fortificato, e differiva da quello attuale, consistendo di tre navate separate da colonne marmoree, un altare maggiore e due minori, nonché locali sotterranei adibiti alla penitenza e alla sepoltura. [Altre foto del borgo sono sulla nostra pagina Facebook]


Categoria: borgo fantasma
Tipologia: paese abbandonato
Zona: provincia beneventana
Stato: completo abbandono
Accessibilità: libera
Raggiungibilità: in auto
Dintorni: centro abitato a valle
Visita: senza interferenze
Durata: 1-2 ore
Aggiornamento: ottobre 2019

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